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A rischio il 'cartaceo' del Wiener Zeitung, uno dei quotidiani più antichi d'Europa: potrebbe diventare solo online. L'intervista: "Molti giornalisti possono perdere il posto"

VIENNA. "Il Wiener Zeitung è apparso per la prima volta nel 1703, sopravvivendo a guerre, crisi e calamità: la Rivoluzione francese, il regime di Metternich, il 1848, la Prima guerra mondiale, la crisi economica mondiale, la Seconda guerra mondiale, il nazionalsocialismo e il periodo di occupazione. È sempre tornata a informare il popolo austriaco sugli eventi del mondo in maniera concreta, corretta e di qualità. Ma ora tutto sta per cambiare: sembra che il suo cartaceo come quotidiano non sopravviverà oltre la metà del 2023". È questo il messaggio scritto sul Wiener Zeitung, uno dei giornali più antichi di tutta Europa di proprietà dello stato austriaco che il governo ha deciso di trasformare in un media soltanto online.

"Per ora siamo ancora un quotidiano che esce sia stampato che online - dichiara Walter Hämmerle, caporedattore del Wiener Zeitung intervistato da il Dolomiti - il governo ha annunciato questa decisione anche se non è ancora definitiva, si deciderà a gennaio. Il piano poi è arrivare fino alla metà del prossimo anno con il cartaceo, poi cambiare da luglio. Noi come redazione siamo contrari e fino all'ultimo speriamo si cambi idea".

Così a inizio ottobre nell'ambito di una misura del governo sui media, era stato concordato un nuovo mandato di servizio pubblico e l'abolizione delle inserzioni obbligatorie sulla "Wiener Zeitung" che diventerà accessibile solo sul web anche se rimarrà una cadenza mensile stampata. 

"Tuttavia - ribatte la redazione -, una pubblicazione più frequente, anche settimanale, sarebbe possibile anche nel nuovo ordinamento". Tante le proteste che si sono sollevate a seguito di questo annuncio, non solo dai lettori più affezionati ma anche da esponenti come Elfriede Jelinek, la scrittrice austriaca premio Nobel per la Letteratura nel 2004 che "in questi giorni ha deciso di scrivere un pezzo per sostenerci".

Questo non dovrebbe avere alcun effetto sull'organico della redazione della "Wiener Zeitung", ha dichiarato la ministra per l'editoria austriaca Susanne Raab: "Ogni dipendente avrà l'opportunità di partecipare al nuovo modello aziendale". Continuerà anche il sostegno da parte dello Stato, "dopo tutto, ci sono nuovi compiti". Ma così viene a meno il finanziamento più importante e ingente, circa 18 milioni di euro all'anno che verranno tolti.

"Siamo un giornale molto piccolo, ma con una lunga storia alle spalle che si contraddistingue per l'alta qualità - aggiunge il caporedattore -. Il problema del giornale nel passato e fino a oggi è che un giornale ha bisogno di un proprietario, che pensi in modo aziendale, anche a livello di profitti e di marketing. A livello giornalistico noi siamo completamente indipendenti, qualitativamente, ma mancano competenze editoriali e manageriali".

Questa però sembra solo una parte del problema. "Nel mondo dei media si vuole risparmiare - prosegue - anche per i costi che stanno aumentando a livello energetico e della carta, che indirettamente incidono. Non siamo contrari all'online, ma questa scelta del governo non potrebbe significare la fine del giornalismo di qualità". Il trend del numero di copie stampate vendute in tutta l'Austria sembra essere rimasto sempre stabile: "Vendiamo circa 18 mila copie al giorno, 45 mila nei weekend - dice Hämmerle -. Ora sono aumentati addirittura gli abbonati come gesto di solidarietà per esprimere disapprovazione sulla chiusura del cartaceo che ha sollevato un grande dibattito".

E' una storia molto lunga quello del Wiener Zeitung che inizia dal 1703. Da allora soltanto il Nazismo era riuscito a fermare la sua stampa, dal 1940 al 1945. All'inizio del 20esimo secolo veniva stampato due volte al giorno, mattina e sera. Ora 5 volte a settimana, dal martedì al sabato.

Il timore dei redattori, 40 attualmente in totale, è anche il "massiccio taglio al personale" a seguito dell'abbandono del quotidiano stampato. "Molti potrebbero perdere il posto di lavoro, il rischio c'è", sostiene il caporedattore.

Il futuro del cartaceo? "Nessuno sa quanto dureranno i giornali stampati su carta - conclude -, ma se da un giorno all'altro si passerà solo online potrebbe essere una frattura molto forte che non penso possa avere futuro. Al momento la carta è la condizione necessaria per una digitalizzazione di successo. Questo non significa sostenere il cartaceo per sempre, ma ci deve essere una fase di passaggio. Io credo che il buon giornalismo quello fatto di una bella lingua, belle immagini, approfondimenti e analisi potranno ancora andare avanti anche se non come quotidiani. Mi auguro ci siano sempre persone disposte a pagare per la qualità visto che online tutto diventerà più veloce".