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Anche i tanti casi di influenza di quest'anno sono colpa della pandemia

Gap immunitario

Dopo due anni di assenza, i virus influenzali sono tornati alla carica. Una situazione prevedibile, legata alla mancanza di immunità diffusa provocata da due anni di distanziamento sociale

L'influenza è tornata, ed è difficile non accorgersene. Dall'inizio dell'inverno sono già due milioni e mezzo gli italiani bloccati a letto da influenze o sindromi parainfluenzali, 760mila solo nell'ultima settimana. Praticamente il doppio rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. E a guardare il resto del mondo, la situazione è la stessa un po' ovunque. Che succede? Nulla di strano, in realtà, perché è una situazione prevista da tempo. Che dipende da diversi fattori, come conseguenza degli sforzi fatti negli scorsi anni per arginare Covid 19. 

Il fenomeno a cui stiamo assistendo è causato infatti, in larga parte, da quello che gli specialisti chiamano immunity gap, o più di recente immunity debt. Un termine che in passato veniva utilizzato principalmente parlando di vaccini, per riferirsi al rischio di nuove epidemie quando le coperture vaccinali scendono al di sotto della soglia di sicurezza. Negli ultimi mesi si è sentito utilizzare però sempre più spesso per parlare della circolazione dei virus respiratori in seguito all'abolizione delle misure di distanziamento con cui abbiamo affrontato Covid 19. 

In parole povere, parlare di un “gap” o di un “debito” di immunità significa semplicemente constatare che le misure anti-Covid hanno abbattuto i casi di influenza e di altre malattie respiratorie negli scorsi due anni, e che questa stagione influenzale senza distanziamenti e mascherine offre ai virus l'occasione perfetta per tornare alla carica. Che il debito di infezioni del 2020 e del 2021, insomma, andrà pagato, e con gli interessi. 

In un inverno normale, una buona percentuale della popolazione incontra i patogeni stagionali: virus dell'influenza, i tanti virus parainfluenzali, quelli del raffreddore, o il virus respiratorio sinciziale (pericoloso principalmente per i più piccoli). Qualcuno si ammala, qualcuno ha sintomi leggeri, qualcuno è del tutto asintomatico. La cosa importante è che milioni di persone in seguito all'infezione sviluppano degli anticorpi che li difenderanno nel corso della stagione seguente. 

O almeno, lo faranno in qualche misura. I virus come quello dell'influenza infatti sono particolarmente bravi a mutare per non essere riconosciuti dal nostro sistema immunitario. E allo stesso tempo, le difese che sviluppa il nostro organismo contro questi patogeni hanno breve durata. È per questo che l'influenza e i raffreddori tornano ogni anno, inesorabilmente. Nonostante tutto, l'esposizione periodica ai patogeni garantisce comunque una certa percentuale di resistenza a una fetta rivelante della popolazione. 

Se i virus però non si fanno vedere per un paio di anni, come capitato mentre lottavamo contro Covid, le cose cambiano. La percentuale di persone immuni scende drasticamente. Quella delle persone suscettibili cresce. E i virus trovano le condizioni perfette per circolare liberamente, provocando epidemie più rapide, e più intense, del normale. 

Non è l'unico motivo per cui la stagione influenzale di quest'anno ha preso l'abbrivio così rapidamente. Lo dicevamo, le cause possibili sono molteplici, e probabilmente contribuiscono tutte a spingere la corsa dei virus. Qualcuno ad esempio cita un fenomeno noto come interferenza virale, cioè il fatto che più virus che competono per infettare la stessa popolazione possono mettersi i bastoni tra le ruote. Un fenomeno di cui abbiamo fatto esperienza tutti nella nostra vita: infettarsi con un virus subito dopo essere guariti da un altro è qualcosa di estremamente raro. Il perché non è certo, ma si sospetta che sia dovuto all'attivazione del sistema immunitario, che una volta sconfitta la malattia rimane ai massimi livelli di allerta, ed è quindi più difficile da eludere per qualunque patogeno. 

Nei due anni passati Covid ha dominato la scena, essendo estremamente virulento e anche sconosciuto per il nostro sistema immunitario, e in questo modo ha limitato la circolazione degli altri virus respiratori proprio per il fenomeno dell'interferenza virale. Ora che la maggior parte di noi è vaccinato o ha avuto Covid 19 (o entrambe le cose), il vantaggio di Sars-Cov-2 è molto ridotto, e gli altri virus possono tornare a scatenarsi liberamente.

Non ultimo, è possibile l'influenza che circola quest'anno sia causata da un virus particolarmente infettivo o virulento. In Australia, dove la stagione influenzale precede di diversi mesi quella dell'emisfero boreale, l'epidemia di quest'anno in effetti è stata particolarmente severa. E il virus che sta circolando maggiormente in Italia in queste settimane, un sottotipo chiamato H3N3 – Darwin, è stato identificato per la prima volta proprio in Australia sul finire del 2021. 

Fortunatamente, il virus australiano è tra quelli inseriti nel mix che compone il vaccino antinfluenzale di quest'anno. Anziani, bambini, persone fragili e tutte le altre categorie per cui è raccomandata la vaccinazione, se seguiranno le raccomandazioni del nostro Ministero della Salute, saranno quindi protetti, se non altro dal rischio dai sintomi più gravi dell'influenza. Per gli altri, in qualche modo si tratta di tornare alla normalità. I virus respiratori esistevano prima di Covid, e continueranno ad esistere in futuro. Le epidemie e le pandemie influenzali continueranno a colpire con regolarità, e le norme di prevenzione possono aiutare solo fino a un certo punto. Quando ci si ammala, quindi, non resta che mettersi a letto e aspettare che passi, senza esagerare con l'ansia.