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Atrofia vaginale: i sintomi, le cause, i nuovi trattamenti

Comporta un assottigliamento dei tessuti che provoca fragilità e lassità della mucosa vaginale, secchezza, prurito e bruciore, dolore durante il rapporto sessuale (dispareunia). L’atrofia vaginale - detta anche vaginite atrofica - è una condizione molto diffusa soprattutto tra le donne in menopausa, in cui si manifesta in genere 4-5 anni dopo la menopausa, o durante il post parto per chi allatta, ma si può manifestare anche precocemente ed è spesso indotta da cure mediche, chemioterapia, radioterapia o come effetto di un intervento di asportazione delle ovaie. 

Si verifica a causa di una ridotta produzione dei livelli di estrogeno a cui il tratto vulvo-vaginale è molto sensibile, con conseguenze che impattano direttamente sulla qualità della vita di una donna dando vita a disagi dal forte impatto sulla vita sociale e sulla relazione di coppia.

I sintomi della vaginite atrofica

La mancanza di nutrimento e di idratazione delle cellule causa un progressivo assottigliamento della mucosa vaginale e vulvare che diventa più delicata, irritabile e maggiormente esposta ai traumi. Secchezza vaginale, bruciore, dolore durante i rapporti sessuali e fastidi continui (come per esempio cistiti e infezioni ricorrenti) sono pertanto la principale conseguenza della vaginite atrofica. I sintomi sono soggettivi e si presentano nel 25-50% di tutte le donne in post-menopausa. 

Un importante studio Nord Americano ha tuttavia evidenziato che, nonostante la straordinaria prevalenza e diversificazione dei sintomi associati all’atrofia urogenitale, soltanto il 25% circa delle donne che ne soffre comunica spontaneamente questi problemi al proprio medico curante e il 70% riporta che solo raramente (o addirittura mai) il proprio medico rivolge loro domande su problemi come la secchezza vaginale.

I trattamenti per l'atrofia vaginale

Per contrastare questo fenomeno fisiologico, a seconda dell'incidenza dei sintomi, esistono trattamenti tradizionali e innovativi, fra cui orientare la propria scelta. Vediamoli nel dettaglio.

Terapia ormonale

L'atrofia vaginale viene trattata tradizionalmente attraverso una terapia ormonale. «Anche se c’è ancora molto scetticismo da parte delle donne, anche in luce delle controindicazioni, la terapia ormonale si è rivelata molto efficace anche per la decalcificazione ossea e altri sintomi correlati, da tenere ovviamente sempre sotto controllo», spiega Diego Riva, ginecologo e urologo in un approfondimento sul sito del Gruppo San Donato. «La terapia ormonale si può effettuare anche localmente attraverso l’assunzione di ovuli e creme, a volte anche a più cicli», precisa lo specialista.

Rimedi naturali fitoterapici

Per ripristinare l’elasticità e l’idratazione vaginale si può ricorrere anche alla fitoterapia, assumendo sostanze di origine vegetale che agiscono localmente migliorando il trofismo e l’equilibrio batterico vaginale. Si tratta di gel lipidici a base di vitamina E, acido ialuronico e l’elicriso.

Trattamento laser vulvo-vaginale

La terapia attualmente più efficace contro l’atrofia vulvo-vaginale è quella che prevede il trattamento laser CO2 MonaLisa Touch, il quale «ha rivoluzionato la gestione della sindrome-genito-urinaria a partire dal 2010. L’interesse scientifico intorno a questa terapia è sempre cresciuto in particolare dal 2014 quando è uscito il primo studio riconosciuto», ha spiegato il Professor Stefano Salvatore, ginecologo dell'IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano. «Ad oggi, i numerosi studi sul trattamento dell’atrofia vaginale con l’utilizzo di MonaLisa Touch hanno dimostrano ottimi risultati, che riportano miglioramenti non solo dei sintomi ma anche più in generale, della qualità della vita. La maggior parte delle donne sottoposte a questo trattamento ambulatoriale (in almeno l’85% dei casi) mostrano un significativo miglioramento della sintomatologia relativa alla lassità vaginale, secchezza, irritazione, prurito e dispareunia», precisa lo specialista.

Studi scientifici condotti a livello internazionale hanno inoltre dimostrato che a distanza di un anno e di 4 anni dai trattamenti ripetuti, l’efficacia clinica viene mantenuta con ripetuti miglioramenti della sintomatologia vaginale, urinaria e della funzione sessuale, con una sicurezza assoluta sia in termini di complicanze cliniche che di trasformazioni istologiche in senso fibrotico.

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