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Blitz in Somalia: ucciso uno dei capi dell’Isis

WASHINGTON. In un’operazione condotta dalle truppe speciali americane, è stato ucciso uno dei leader dell’Isis. L’azione è avvenuta in una zona montuosa nel Nord della Somalia e la vittima, secondo quanto hanno riferito degli alti funzionari di Pentagono e Consiglio per la Sicurezza nazionale in un briefing ai giornalisti, è Bilal al-Sudani uno dei capi dello Stato islamico nel Corno d’Africa.

Nessun civile e nessun soldato americano è rimasto ferito o ucciso durante il blitz fatto con elicotteri. L’obiettivo principale era la cattura di Al-Sudani il quale invece è rimasto ucciso. Non sono stati chiariti i dettagli dell’operazione e nemmeno se e quanti miliziani sono stati uccisi o catturati nel blitz.

Washington teneva nel radar Al-Sudani da diversi anni, da una decina era diventato uno dei bersagli americani, ma è negli ultimi mesi che le informazioni di intelligence hanno consentito di localizzarlo. Il Dipartimento della Difesa – in collaborazione con altre agenzie governative – ha preparato un piano e la scorsa settimana su indicazione di Austin le opzioni sono state portate sul tavolo del presidente Biden che ha inizio settimana ha dato il via libera, sottolineando che l’obiettivo principale era quello di catturare vivo il terrorista.

Le fonti non hanno spiegato cosa è successo sul terreno che ha portato alla morte dell’uomo.

Washington ha avvisato il governo somalo che avrebbe condotto il blitz e anche altri partner sono stati allertati dell’operazione americana.

Un senior official dell’Amministrazione ha sottolineato il doppio valore del raid che va oltre l’eliminazione di un terrorista ma «deve essere posta in un contesto più ampio, quello della guerra globale al terrorismo».

Gli analisti dell’NSC e dell’intelligence americana sostengono che lo scontro con Isis e Al Qaeda sia ancora in corso e attivo benché la «distribuzione geografica sia molto diversa rispetto a venti anni fa». Questo implica il fatto che gli statunitensi non possono mettere uomini sul terreno ovunque ma la combinazione di intelligence, rapidità di esecuzioni, spostamenti e addestramento consenta alle truppe speciali di colpire senza necessariamente tenere in piedi un network di basi all’estero.

È quanto, per esempio, accaduto nell’uccisione della leadership dello Stato islamico in Siria nel 2022 e nella morte di Ayman al Zawahiri, il braccio destro di Osama Bin Laden che era diventato il leader di Al Qaeda.

Secondo quanto riferito dagli analisti, Al Sudani aveva un ruolo apicale nell’organizzazione terroristica. Era partito fra gli al-Shabaab e in breve è diventato uno dei principali “collettori” di fondi e soldi che faceva poi arrivare ai gruppi della galassia jihadista attivi in Siria e in Afghanistan. Gli americani hanno esplicitamente citato il gruppo Khorasan.

A spingere gli americani ad agire anche la constatazione di un pericolo imminente che non è stato però definito. Nel blitz, malgrado la morte di Al-Sudani, sono stati raccolti elementi di intelligence preziosi, secondo quando riferito dalle fonti della Casa Bianca.