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Bonaccini: “Il Pd è aperto a tutti ma Giarrusso chieda scusa e accetti le regole”

«Noi siamo un partito aperto a chiunque. Se Dino Giarrusso vorrà entrare e iscriversi al Pd, prima di tutto chieda scusa a chi ha ferito in passato e dimostri di accettare le regole e il percorso di questo partito». Ventiquattro ore dopo l’annuncio dell’ex Iena, che ha conquistato la scena alla kermesse milanese di Bonaccini, arrivano i paletti dello stesso candidato alla segreteria. L'arrivo della new entry continua però a fare rumore. «Ognuno si sceglie la sua squadra» è il commento secco di Elly Schlein, mentre Paola De Micheli ironizza: «Dalle Iene alle vecchie volpi». Va bene l'inclusività, osserva, «ma no alle porte girevoli», quindi invita l'ex pentastellato a chiedere scusa, così come tutto il resto del partito. «Chi ci ha infangato fino a ieri - dichiara De Micheli - almeno riconosca di aver sbagliato».

Giarrusso, infatti, in passato aveva criticato aspramente il partito guidato da Enrico Letta assicurando che lui non avrebbe mai fatto «lo zerbino al Partito Democratico». Per non parlare dell'inchiesta che aveva fatto quando era alle Iene sulle armi usate dall'Arabia Saudita per bombardare lo Yemen accusando l'Italia e di conseguenza l'allora ministra della Difesa Roberta Pinotti, di «avere la mani sporche di sangue». Un'accusa «rivelatasi poi infondata» sulla quale torna Piero Fassino che invita Giarrusso a chiedere «scusa anche a Pinotti».

L'appello a scusarsi è condiviso anche da Dario Nardella che dalla Convention di Milano dichiara: «Fassino lo invita a chiedere scusa anche alla Pinotti? Ha ragione», dice. Anche se poi il sindaco di Firenze usa toni duri contro Giarrusso parlando di gente «pronta a salire sul carro dei vincitori» che «dopo che ci ha attaccato, cambia idea all'improvviso e viene qui». Ma «noi siamo democratici - sottolinea - e apriamo le porte, anche se manteniamo sempre le nostre idee, mentre sono gli altri che le cambiano».

«Entro in punta di piedi in una casa che esiste da tempo», dice Giarrusso che cita anche Gaber e Berlinguer, ma il suo è un ingresso "pesante” che viene accolto male dalla base. «Siamo all'autodistruzione» è il leit-motiv sui social. E duro è anche l'attacco di Matteo Renzi e del Terzo Polo che sottolineano anche l'intenzione espressa da più parti di superare il “Jobs Act”, il decreto voluto da Renzi che mise di fatto in soffitta lo Statuto dei Lavoratori, simbolo e vessillo della sinistra italiana. «Il mio amico Bonaccini  spiega la sua idea di Pd: cancellare il jobs act che ha creato più di un milione di posti di lavoro per accogliere la iena ex grillina Giarrusso che insultava i dem su tav, immigrazione, onestà. Finalmente smetteranno di dire che Bonaccini è renziano, sono felice per lui» dichiara il leader di Italia Viva.