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Cirio in visibilio per la Meloni: "Finalmente un premier concreto"

AMORE ISTITUZIONALE

Il governatore del Piemonte tesse gli elogi del presidente del Consiglio e bacchetta il predecessore: "Con Draghi le Regioni poco coinvolte". Già e come possono poi fare propaganda coi soldi del Pnrr? Sull'Autonomia concorda: "Processo equilibrato"

“Profonda soddisfazione. Finalmente un intervento da parte di un presidente del Consiglio che è stato di merito. Da Giorgia Meloni abbiamo ascoltato un intervento concreto, pragmatico, che ha parlato dei problemi reali che noi ci troviamo ad affrontare sul territorio tutti i giorni”. Alberto Cirio non sta più nella pelle, sprizza gioia da tutti i pori, letteralmente entusiasta delle parole che la premier ha pronunciato al Festival delle Regioni che si è aperto oggi a Milano.

Ad aver rapito il governatore del Piemonte è stato soprattutto l’impegno assunto sul tema dell’autonomia. “Ha ribadito la volontà di questo governo di riconoscere l’autonomia, così come prevista dalla Costituzione, alle Regioni che lo hanno richiesto. Sono soddisfatto”, dichiara Cirio sorvolando su un passaggio non propriamente secondario del discorso nel quale Meloni ribadisce l’attuazione avverrà “in quadro più ampio di riforme a nostro avviso tutte fondamentali per rafforzare l’attuale assetto dello Stato”. Ovvero la posizione da sempre sostenuta da Fratelli d’Italia. Al netto di questo, concorda con Meloni che il processo dovrà essere “equilibrato, che non crei diversità nel nostro Paese, ma che invece attui, come prevede la Costituzione, la possibilità per chi vuole governare con maggiore autonomia il proprio territorio, di poterlo fare”. A onor del vero, propaganda a parte, finora le prove offerte dalle Regioni, in primis dal Piemonte, non sono state convincenti (Covid docet). “Ricordando che autonomia vuol dire responsabilità, vuol dire km zero nella filiera della decisione tra governanti e governati e questo si è sempre dimostrato essere efficace nell’interesse dei cittadini”, dice convinto Cirio.

E già che c’era, in attesa di coordinare il tavolo di lavoro “Geopolitica, Europa e Pnrr”, ha approfittato della sviolinata alla Meloni per lanciare qualche stoccata al suo predecessore a Palazzo Chigi. “Sul Pnrr le Regioni avevano lamentato al governo Draghi di essere state in qualche modo non sufficientemente coinvolte, forse con l’idea anche legittima di voler fare prima, però questo si è dimostrato un problema, perché' a volte ci sono interventi di cui non c’è piena consapevolezza e armonia”. Fortuna che ora c’è stato il cambio della guardia: “Su questo sia il ministro Fitto sia il ministro Calderoli hanno ribadito che, avendolo loro stessi lamentato a suo tempo, sarà un impegno che invece cercheranno di rimediare con una cabina di regia che vede le Regioni insieme al governo e agli enti locali, perché non è possibile che chi vive sul territorio non venga coinvolto nelle scelte a livello centrale”. E non riesca a fare in tempo a “vendere” le mirabolanti imprese (magari spacciandole come frutto del proprio ingegno e dei propri fondi, come avviene spesso in Piemonte) nei rispettivi feudi elettorali.

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