Italy
This article was added by the user . TheWorldNews is not responsible for the content of the platform.

Giornata contro le Mutilazioni Genitali Femminili: il grido delle ragazze «non tagliate»

In Kenya, si stima che circa 2 donne tra i 15-49 anni su 10 abbiano subito Mutilazioni Genitali Femminili (MGF). Una pratica illegale nel Paese ma ancora presente in tante comunità vulnerabili dove sono diffusi lavori che dipendono fortemente dai mutamenti del clima, sempre più frequenti e devastanti. In seguito a disastri naturali ed eventi come siccità e alluvioni, intere famiglie si impoveriscono e ricorrono a matrimoni precoci per ridurre le spese. Tuttavia, per essere considerate adatte al matrimonio, bambine e ragazze devono essere prima sottoposte alla pratica della mutilazione. Nel mondo,  sono circa 200 milioni di ragazze hanno subito MGF e altre 30 milioni sono a rischio di subirla nei prossimi 10 anni. Le mutilazioni genitali femminili (MGF) sono riconosciute a livello internazionale come una questione di salute pubblica e una violazione dei diritti umani. La pratica consiste nel tagliare o rimuovere parti dei genitali esterni femminili per ragioni culturali e non mediche. Di fatto, questa pratica riflette una profonda disuguaglianza di genere, ancora radicata in diverse culture. 

«Le mutilazioni genitali femminili e i cambiamenti climatici sono collegati tra loro», spiega, in occasione della Giornata Mondiale contro le Mutilazioni Genitali Femminili (6 febbraio), Purity, attivista insieme a We World Onlus, contro le Mutilazioni genitali femminili e i matrimoni precoci in Kenya. «Il motivo per cui dico questo è perché una volta che una ragazza ha subito la mutilazione, può essere data in sposa in giovane età. Quando viene data in sposa in giovane età, continua con un ciclo difficile da spezzare: si sposa, non va a scuola, continua ad andare a cercare acqua, cibo e legname e così via». Nel Paese, We World Onlus,  per combattere questa pratica ha attivato programmi di capacity building ed empowerment delle studentesse sin dai livelli primari di istruzione, e allo stesso tempo rende disponibili le informazioni sui danni di queste pratiche regressive a tutta la comunità.  In Kenya, la prevalenza di donne sottoposte alla pratica della mutilazione è particolarmente alta tra le comunità più marginalizzate come i Somalis (96%), Kisii (93%) e i Maasai (77%) in cui la pratica della MGF è vista come un vero e proprio rito di passaggio all’età adulta, un momento di trasformazione da bambina a donna.