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I Verdi sull'inceneritore: "Risponde a logiche economiche vecchie, si deve puntare sul riutilizzo. Nella coalizione è tra i temi che più di tutti può generare divisioni”

TRENTO. "In Trentino serve un impianto per la chiusura del ciclo dei rifiuti: questa è la soluzione per risolvere il problema delle circa 80mila tonnellate di rifiuti che ogni anno dobbiamo smaltire sul territorio". Queste le parole con le quali, a fine dicembre, il vice-presidente della Pat ed assessore all'Ambiente Mario Tonina aveva confermato la volontà della Giunta di lavorare, come già anticipato in diverse occasioni negli ultimi mesi, per la realizzazione di un impianto per lo smaltimento dei rifiuti in Trentino, dove la situazione su questo fronte è ormai da tempo al limite. Una decisione, al momento, non è stata presa né per quanto riguarda la tipologia dell'impianto stesso né in merito alla location ideale da scegliere sul territorio: quel che è certo, però, è che le prese di posizioni (da sinistra a destra) su un tema così importante non sono mancate.

Per il presidente della Commissione ambiente del Comune di Trento e portavoce di Europa Verde del Trentino Andreas Fernandez però, nonostante le conferme di Tonina la politica provinciale dovrebbe trovare "gli spazi per ragionare su possibili alternative" visto che questa strategia con i rifiuti, in un'epoca in cui "l'economia si sposta verso il modello circolare", non è solo obsoleta svantaggiosa". Il tema è poi anche politico e, come portavoce di Europa Verde, Fernandez conferma che "impianto per i rifiuti, circonvallazione ferroviaria e Valdastico sono i temi che più di tutti possono generare posizioni diverse all’interno dell’Alleanza democratica per l’autonomia". Tra le tecnologie a disposizione però, il presidente della Commissione ambiente del Comune di Trento apre al gassificatore: "Viene sicuramente più incontro alla piramide delle priorità della gestione dei rifiuti". Ecco le sue parole. 

Nelle ultime settimane l'assessore all'Ambiente Mario Tonina ha confermato che, secondo la Giunta, la soluzione per risolvere il problema delle circa 80mila tonnellate di rifiuti che ogni anno vanno smaltite sul territorio è quella di realizzare un impianto per chiudere il ciclo dei rifiuti. Secondo lei ci dovrebbe essere ancora spazio per ragionare su possibili alternative?

Penso che la politica debba sempre trovare gli spazi per ragionare su possibili alternative. Sempre. Soprattutto se le proposte sul tavolo arrivano da una delle giunte provinciali che nella recente storia del Trentino ha avuto meno visione. Il vicepresidente della provincia Tonina ha detto che “il Trentino autonomo non può continuare ad esportare i suoi rifiuti", ma la vera domanda è: perché il Trentino autonomo non ha saputo continuare "come si deve" un percorso virtuoso? Questa strategia con i rifiuti non è solo obsoleta, è svantaggiosa: per il futuro si deve puntare sul riutilizzo dei materiali, sviluppando la fase del recupero. Trento è riuscita ad avere una differenziata che va oltre l’80%, non capisco perché questo non debba diventare un obiettivo per tutti i territori della nostra Provincia. L'uso degli impianti va considerato più che residuale; in Germania e Austria stanno per arrivare al 90% del riutilizzo dei materiali. Allo stesso tempo, hanno abbattuto drasticamente il conferimento in discarica. Perché oltre alle automobili non riusciamo ad importare anche lo Pfand dalla Germania? Si tratta di quello che una volta si chiamava “vuoto a rendere”, ovvero di quel tipo di confezioni (bottiglie di vetro e plastica e lattine di alluminio) che possono essere conferite presso determinati punti di raccolta, come nei supermercati, per ottenere buoni equivalenti al valore dei vuoti resi con i quali è possibile fare altri acquisti. Ci sono diverse soluzioni per abbattere la produzione di rifiuti, ma a monte servono scelte politiche determinate e coraggiose.

Le autorità provinciali hanno sottolineato, nel confermare la necessità di realizzare un impianto termico, di aver valutato tutti i possibili scenari, arrivando però alla conclusione che l'unica alternativa sarebbe quella di continuare ad esportare fuori dal territorio provinciale i rifiuti che il Trentino non riesce attualmente a smaltire: quali sarebbero secondo lei le possibili alternative all'impianto per gestire il problema dello smaltimento del residuo sul territorio provinciale?

I 'no' a priori non mi appartengono, ma le principali obiezioni alla costruzione di nuovi impianti sono soprattutto di natura economica. L’economia si sposta velocemente verso il modello circolare, dove i rifiuti sono le cosiddette materie prime secondarie da reimmettere nel ciclo produttivo. Bruciare tali materie risponde a logiche economiche vecchie, che pensano ancora allo sfruttamento illimitato delle risorse naturali, dove i rifiuti sono materie di cui disfarsi. Incenerire i rifiuti equivale a togliere risorse a un settore economico in espansione in Europa, oltre ad appesantire l’impatto ambientale dell’industria, che non può immaginare il mondo con risorse naturali infinite. Poi, non dimentichiamoci che l’Unione Europea nella sua strategia sui rifiuti indica di non costruire nuovi impianti e di implementare piani di decommissioning (dismissione) di quelli esistenti, indicando nel riciclo e nel recupero di materia le vie principali di trattamento. Insomma l’Ue dice di liberarsi degli inceneritori e noi diciamo che dobbiamo costruirlo, ma forse per il Vicepresidente “il Trentino autonomo non può continuare ad ascoltare l’Europa”. La cosa più sostenibile è sfruttare l'esistente. La concertazione regionale con Bolzano è perseguibile, dato che l’impianto già oggi potrebbe tranquillamente accogliere 3 mila tonnellate di rifiuti trentini in più, e non lo dico io, ma Stefano Fattor

Parlando di impianto, le autorità provinciali hanno confermato che sul tavolo rimangono sia l'ipotesi termovalorizzatore che quella gassificatore. I due impianti presentano però importanti differenze, a partire dalla presenza o meno di combustione: da un punto di vista ambientale sarebbe quindi preferibile, eventualmente, un gassificatore?

Dobbiamo provare a fare chiarezza. La parola “termovalorizzatore” è un sinonimo di “inceneritore”, ed è usata solo in Italia. In Europa, e nelle norme europee, si usa esclusivamente la parola “incinerator”. Da tempo tutti gli impianti di incenerimento sono dotati di turbine in grado di produrre energia elettrica; pochissimi impianti obsoleti non lo fanno. Per il teleriscaldamento la questione è diversa. Esistono inceneritori che permettono anche il recupero del calore prodotto, il quale può, ad esempio, generare acqua calda da distribuire alle abitazioni vicine. Ma nel processo di combustione si producono fumi, scorie e polveri che vanno a loro volta smaltiti, o trattati. I tecnici spiegano che le percentuali di ceneri rispetto al volume e al peso dei rifiuti bruciati, e le polveri fini, non sono insignificanti. Chi dice il contrario mente o non si preoccupa abbastanza della salute delle cittadine e dei cittadini. “Termovalorizzatore” è un neologismo italianissmo, una tipica operazione linguistica di greenwashing. L’Unione Europea su questo tema è cristallina: l’incenerimento dei rifiuti non è compreso nella tassonomia, ovvero l’insieme di regole che stabiliscono cosa sia finanziabile e cosa no. La ragione è semplice, la combustione dei rifiuti non rispetta il principio basilare del Do not significant harm (non fa danni significativi) all’ambiente e al percorso di decarbonizzazione dell’UE, che ha obiettivi vincolanti al 2030. Come ha spiegato molto bene Legambiente, quando la Commissione Europea ha bocciato la prima bozza delle progettualità finanziabili dal Pnrr, preparata dal nostro Governo, una delle motivazioni era legata al fatto che tra gli interventi che non potevano finanziare c’erano l’incenerimento dei rifiuti e l’idrogeno blu (con cattura della CO2).

A livello politico, quello dell'impianto è uno dei nodi che anche la coalizione di centro-sinistra si trova ad affrontare: all'interno dell'Alleanza democratica per l'autonomia si sta discutendo del tema? C'è sintonia tra le parti?

Impianto per i rifiuti, circonvallazione ferroviaria e Valdastico sono i temi che più di tutti possono generare posizioni diverse all’interno dell’Alleanza democratica per l’autonomia. Ma la politica dovrebbe servire proprio a questo, no? A trovare delle soluzioni condivise che garantiscano il più possibile il bene comune; e oggi il bene comune non può prescindere da un approccio ecologista. Uno scrittore che mi piace ha detto che “il contrario di compromesso non è integrità e nemmeno idealismo e nemmeno determinazione o devozione. Il contrario di compromesso è fanatismo, morte”. Ad ogni modo, penso che la regola d'oro in generale sia che qualsiasi cosa si faccia deve essere la best available technology e quindi con le migliori rese in termini di abbattimento delle emissioni, controllo e disponibilità dei dati per la popolazione. Nel caso dell’impianto, ad esempio, la gassificazione viene sicuramente più incontro alla piramide delle priorità della gestione dei rifiuti, che vede il recupero di materia ed energia prioritaria rispetto a incenerimento e in ultimo alla discarica. Un altro elemento cruciale è la modularità: se l'impianto verrà mai progettato senza tenere conto dell’auspicabile aumento della differenziata, andrà in contrasto con le politiche di massimizzare la raccolta differenziata e si farà di tutto per avere del residuo "sporco" ma che possa alimentare l’impianto. La modularità permetterebbe di diminuire l'alimentazione gradualmente mano a mano che il quantitativo di rifiuti diminuisce.