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Il buio dopo le bombe di Putin

La sala d'aspetto della stazione di Kharkiv è piena di gente. Il personale ferroviario sta spiegando che i treni sono tutti in ritardo. I russi durante la giornata hanno colpito in tutto il territorio ucraino con attacchi di precisione. Un centinaio i missili cruise lanciati, la maggior parte intercettati dalla difesa antiaerea. Alcuni però hanno comunque centrato i loro obbiettivi. Non caserme e strutture militari ma infrastrutture civili. La nuova fase degli attacchi russi, non contro i militari ma contro la popolazione ucraina, è basata sul tentativo di distruggere e danneggiare centrali elettriche, reti del gas e centrali idriche. Lo scopo è quello di far rimanere al freddo e senza servizi primari milioni di persone, in un paese dove le temperature invernali spesso scendono abbondantemente sotto lo zero. I blackout, sono sempre più frequenti. Il treno proveniente da Odessa, che deve poi ripartire per Kyiv, dopo quattro ore di attesa, ancora non arriva. La linea ferroviaria è bloccata. I ferrovieri decidono di formare un nuovo treno con vecchie carrozze condotte da una locomotiva a diesel.

La città di Kharkiv è al buio da ore. Una delle centrali, la numero tre, è rimasta fuori uso fino a pochi giorni fa e visto l'aumento dei consumi, serve distribuire la corrente elettrica a scacchiera. Ma dopo gli attacchi del 15 novembre scorso, la situazione si è deteriorata. Circa il quaranta per cento della rete elettrica nazionale è fuori uso.

La stazione di Kharkiv, foto di Cristiano Tinazzi

"Se i russi distruggono le sottostazioni elettriche è impossibile sostituirle in breve tempo. In genere la deve ricostruire la stessa azienda che l'ha progettata e questo richiede mesi" spiega Roman Matsevytyi, ingegnere che si occupa di manutenzione e riparazione di centrali elettriche. Lui e il suo team hanno recentemente ripristinato, proprio a Kharkiv, la centrale elettrica a gas numero tre. "Fortunatamente hanno colpito solo uno dei boiler. Siamo riusciti a sostituire i macchinari in tempi record, un paio di settimane di lavoro no-stop, ma non va sempre così".

Kharkiv, per popolazione è la seconda città dell'Ucraina dopo la capitale Kiev

La centrale, racconta, aveva apparecchiature risalenti agli anni '40. Roman mostra delle fotografie scattate al suo interno dove parte della strumentazione danneggiata è stata sostituita con moderni sistemi forniti dalla società tedesca Siemens. "Poi c'è anche un altro problema oltre alla guerra, ovvero la crisi dei semiconduttori a livello globale che ha rallentato i tempi di produzione e di consegna a causa della pandemia e dell'enorme richiesta di prodotti informatici. Oggi si devono attendere mesi e mesi per avere le apparecchiature richieste". Roman appena scoppiata la guerra ha mandato la moglie Sofiya e i suoi due figli in Germania. Lui e Sofiya da ragazzi hanno vissuto a Milano. Lei studiava pianoforte al conservatorio 'Giuseppe Verdi'. Una carriera promettente interrotta per dedicarsi alla famiglia. Un anno prima della guerra aveva ripreso a studiare canto, per tornare al professionismo, ma tutto è poi svanito con l'invasione. "Abbiamo dovuto portare mia figlia da uno specialista, uno psicologo, perché da quando era andata in Germania aveva lunghe crisi di pianto che duravano anche ore. Adesso sta meglio".

A casa di Roman non manca la corrente elettrica, dice, perché ha due allacci a due differenti fornitori che coprono differenti zone della città, oltre ad avere un generatore diesel di emergenza. Ma per molti la mancanza di corrente elettrica è un problema. E non è solo una questione di luce, ma anche di mancanza di accesso a internet e alle rete telefonica. Gli operatori di rete mobile ucraini hanno garantito il funzionamento della rete per alcune ore in caso di interruzione di corrente ma sempre con più frequenza, soprattutto fuori dalle grandi città, il traffico dati sparisce.

Le persone cercano di arrangiarsi come possono: comprano candele, bombole a gas, cucine da campeggio, sacchi a pelo, torce a batterie e ricaricabili con energia solare. Il sindaco di Kyiv Vitalij Klitschko ha fatto sapere che sono state allestite centinaia di postazioni dove la cittadinanza, in caso di emergenza, può andare. Luoghi dotati di generatori e di scorte di beni di prima necessità, come l'acqua, e la possibilità di ricaricare dispositivi e cellulari.

Sulla carta sarebbero circa mille, per una copertura di circa 200mila persone. Ma un rapido giro in alcuni quartieri della città mostra che pur essendo segnati sulla cartina, questi centri o non esistono o sono in fase di allestimento. Paradossalmente, chi riesce a gestire meglio questa situazione è chi non vive nei centri urbani, almeno per il riscaldamento, perché le case sono in genere indipendenti e sono dotate di camini o stufe a legna. Ma in tantissimi altri luoghi, come nelle zone liberate di Kharkiv, in buona parte della regione di Kherson e lungo il fronte di guerra di oltre mille chilometri, centinaia di migliaia di persone non hanno accesso ad acqua, elettricità e gas.

Nel sottopassaggio della stazione centrale è stato allestito uno rifugio con prese elettriche per ricaricare cellulari e altro. Donne e uomini con un giubbotto rosso si muovono avanti e indietro fornendo informazioni alla popolazione. Roman scorre delle fotografie sul suo cellulare. "Io, mia moglie, i bambini. La nostra casa. Era solo un anno fa e la nostra vita era completamente diversa. Tornerà mai più?".

*Cristiano Tinazzi è un giornalista freelance specializzato in aree di crisi e zone di guerra, fondatore del War reporting training camp