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Il caro bollette costringe i comuni a tagliare sui servizi

La stangata sui Comuni del caro-energia preoccupa, da Nord a Sud. Nel 2022 i Comuni Italiani hanno speso un miliardo di euro in più per luce e gas. In media è un aumento di 121 mila euro per ogni municipalità, che ha ricevuto bollette dell'energia aumentate del 46,2% rispetto al 2021. I dati sono di Demoskopika che per voce del dirigente generale Raffaele Rio lancia l’allarme: “Il rischio è scatenare una guerra tra poveri. Senza un corposo intervento dello Stato i cittadini pagheranno di più o vedranno tagliati alcuni servizi”. “La spesa sui bilanci complessivi degli enti locali per consumi energetici è d circa 1,8 miliardi euro. I Comuni stanno affrontando gli stessi impatti di famiglie, professionisti e imprese. E’ chiaro che questo aumento del costo dei consumi di luce e gas ha e avrà delle conseguenze”, spiega Carlo Salvemini sindaco di Lecce e delegato Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) all'energia e ai rifiuti.

I dati ci dicono che nel 2021 i Comuni italiani avevano speso 2,079 miliardi di euro per le bollette mentre a fine 2022 la cifra è stata di 3,038 miliardi. Quel quasi miliardo in più è stato speso soprattutto in energia elettrica (732 milioni, +45,4%), i restanti 228 milioni per il gas. In media è un aumento di 121mila euro per ogni municipalità: si va dai 292mila euro in media nei Comuni dell’Emilia-Romagna ai quasi 18mila medi per quelli della Valle d’Aosta.

Dallo studio le città più colpite sono state Bari (+216%), Bologna (+165%) e L’Aquila (+125%). Da non sottovalutare i 38,7 milioni di euro spesi in più da Milano.

Cosa può succedere?

La stangata sui Comuni rischia di trasferirsi sui cittadini. “Attraverso un aumento di tasse e imposte locali”, allarma il Codacons. O attraverso un taglio dei servizi: trasporti, parcheggi, servizi scolastici, asili nido, cultura e sport. “Ci sono alcuni Comuni che hanno già le leve fiscali al massimo e non possono aumentarle ulteriormente. Un’altra soluzione è la riduzione delle spese, ma servono necessariamente risorse dal governo per consentire l’invarianza dell’impostazione di bilancio”, spiega Carlo Salvemini.

Tagli dei servizi si iniziano a vedere nei Comuni italiani alle prese con troppe spese. A Milano sono a rischio il sostegno agli affitti per i redditi bassi e i centri estivi per i bambini per l’estate 2023. Ad oggi nel bilancio di Palazzo Marino non ci sono fondi per questi capitoli di spesa.

I Comuni chiedono risorse allo Stato.

“Nel 2022 il governo Draghi con i decreti aiuti ha garantito risorse per 650milioni di euro, che hanno consentito di gestire l’impatto degli aumenti. Ora sulla finanziaria 2023 ne sono stati stanziati 450 milioni, che vanno a garantire una neutralizzazione potenziale di effetti fino al primo quadrimestre. Ma dopo l’impegno del governo e dell’Anci è dovergarantire una nuova assegnazione di risorse”, continua Salvemini. Quanto servirebbe e quando? “Laprima previsione di risorse (i 450 milioni) garantisce i Comuni per i primi 4 mesi dell’anno. Poibisognerà capire come incrementarle. Confermare la cifra del 2022 (650 milioni) sarebbe giàimportante”.L’unica strada per gli enti locali sembra dunque lo stanziamento di risorse extra da parte delgoverno, attraverso aiuti mirati. I Comuni non possono fare altro? “Le iniziative delleamministrazioni ci sono state. Quello che si poteva fare in termini di riduzione dei consumi elettricie di gas negli edifici pubblici è stato fatto e si sta facendo. Ma non è sufficiente e non si riesce agarantire ovunque un’identica performance”, conclude Salvemini.