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Il Centro sociale Bruno: “In Consiglio un siparietto tragicomico per coprire i reali problemi del Trentino, da qui non ce ne andiamo”

TRENTO. Il Centro sociale Bruno è sempre stato uno spauracchio per gran parte della politica trentina. Da Lega e Fratelli d’Italia però è visto come una sorta di nemesi ma, nonostante gli annunci bellicosi, nessuno è riuscito a far sloggiare gli attivisti che da diversi anni occupano uno stabile a Piedicastello. In questi giorni però i consiglieri Katia Rossato (ex Lega oggi in Fratelli d’Italia) e Devid Moranduzzo (Lega) hanno chiesto di sgomberare lo stabile.

La replica del Centro sociale non si è fatta attendere. “In Consiglio provinciale è andato in scena un siparietto tragicomico e grottesco”, affermano gli attivisti. “I consiglieri Moranduzzo e Rossato chiedono di cacciarci dallo stabile di Lungadige San Nicolò per farci quello che noi già ci facciamo, perché improvvisamente hanno a cuore le sorti delle svariate e numerose persone che vivono all’addiaccio. La consigliera Rossato poi afferma che il comodato d’uso che avevamo stipulato con la Provincia sarebbe scaduto: niente di più falso, in quanto quel comodato è stato stralciato unilateralmente dalla Pat con la scusa di lavori che avrebbero riguardato l’area su cui sorge il Centro sociale”. Eppure, come ammesso da Piazza Dante, al momento non ci sono progetti concreti sull’area ex Italcementi. Ciononostante si vorrebbe comunque sgomberare l’edificio.

Secondo i militanti si tratta dell’ennesima uscita propagandistica di chi “tra un’abbuffata al mercatino e un’altra ha solo saputo distruggere, discriminare e ridurre il welfare di questo territorio, nonché gli spazi di aggregazione e confronto”. Di fatto Lega e Fdi hanno rispolverato un vecchio cavallo di battaglia che forse era pure passato un po’ di moda. “Lo fanno per non parlare dei problemi reali che affliggono il Trentino – accusano gli attivisti – il Bruno, che ricordiamo era un edificio in completo stato di abbandono e recuperato a nostre spese, non ospita soltanto delle persone che in questo momento altrimenti si troverebbero per strada, ma ha una scuola di italiano, uno sportello curriculum, uno inerente al diritto all’abitare e uno di orientamento legale che aprono settimanalmente”. Progetti questi che sono stati organizzati autonomamente e che funzionano senza ricevere un euro dalla Pat.

“Oltre a tutto questo il Bruno è quello spazio di aggregazione e cultura che ha resistito a questi ultimi anni difficilissimi”, fanno notare gli attivisti. “Uno spazio che anche durante la pandemia ha provato a garantire dei servizi (il mutualismo alimentare e la ciclofficina popolare) e che nel post pandemia si è interrogato su come restituire alla collettività dei luoghi di incontro”. Di fatto al Centro sociale è possibile imparare a riparare una bicicletta, vedere un film, assistere alla presentazione di un libro o ballare. Uno dei pochi posti di socialità per diverse fasce d’età presenti a Trento.

“È evidente – concludono gli attivisti – che ci troviamo di fronte all’ennesimo tentativo di trovare un comodo capro espiatorio per non parlare del disastro della sanità, dell’inflazione più alta d’Italia, del caro bollette, del caro affitti, degli oltre 1.000 appartamenti Itea vuoti, della crisi climatica e della precarietà diffusa. Si cerca di ammantare di ‘legalità’ quello che è solo l’arbitrio di chi si è impadronito del potere provinciale, essendo venuta meno la ragione di fondo che aveva portato allo stralcio del comodato d’uso dello stabile in questione. A questi prepotenti rispondiamo continuando come sempre a lavorare e lottare per risolvere tutte quelle problematiche che vengono ignorate o sono strumentalizzate. Noi non ci fermiamo, né arretriamo”.