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Il lettiano Borghi stacca la corrente

TRAVAGLI DEMOCRATICI

Con un lungo post il senatore di Vogogna annuncia l'addio a Base Riformista, la componente in cui si sono rinserrati gli ex renziani dopo l'addio del leader. "Ma non era più con noi da tempo" dicono i suoi ex compagni. Ora seguirà l'amico Enrico su Schlein?

Si dice che tra i suoi antichi compagni d’arme nessuno lo considerasse più uno di loro. E così è caduta quasi senza far rumore il post con cui il senatore Enrico Borghi ha annunciato la sua uscita da Base Riformista, la corrente di quanti furono renziani mel Pd, ma che non hanno seguito l’ex segretario nella scissione del 2018. Se ne va con un lungo scritto su facebook Borghi, abbandona il tetto sotto il quale non tornava a dormire da mesi, “almeno da quando Enrico Letta si è insediato al Nazareno” sostiene uno di loro.

E sì perché il parlamentare di Vogogna – il quale oggi vorrebbe che “tutte le componenti organizzate interne al partito” lasciassero “il campo libero alla articolazione autonoma della dialettica e del pluralismo interno”, parbleu! – fu lettiano quando Letta ascese a Palazzo Chigi, poi renziano quando fu il turno di Matteo Renzi, per poi riavvicinarsi al nipote di Gianni in prossimità del suo ritorno in patria, dopo l’esilio francese. E così mentre dal Nazareno si faceva il tiro al piccione con gli ex renziani (per informazioni chiedere a Luca Lotti), Borghi è stata la prima bandierina che il segretario ha messo in Piemonte quando si è trattato di scegliere i candidati per le politiche. Posto blindatissimo. Il secondo, giusto per la cronaca, è stato quello di Mauro Berruto.

Qualcosa, però, nelle ultime settimane è andato storto e sono in molti a credere che dietro al divorzio, diffuso urbi et orbi in queste ore, ci sia la trattativa per la presidenza del Copasir. Che Borghi aspirasse a quell’incarico è cosa nota, che il partito non avrebbe puntato su di lui anche. E proprio Base Riformista è la corrente che ha il nome giusto per quell’incarico, l’ex ministro della Difesa Lorenzo Guerini: un bagaglio importante di competenze acquisite sul campo, relazioni giuste, la serietà dimostrata nella gestione di dossier complicati (come quando l’allora premier Giuseppe Conte aprì le porte dell’Italia ai mezzi militari russi in piena emergenza Covid e lui ci mise una pezza). Ci ha provato in ogni modo, Borghi, a inserirsi in questa partita, anche con mezzi giudicati non convenzionali. Senza tuttavia riuscire a ottenere una sponda, né dentro né fuori il Pd.

Ora, in vista del congresso, dove Base Riformista è schierata compatta su Stefano Bonaccini, lo strappo: “Non so se le cosiddette componenti, e soprattutto le loro leadership, avranno il coraggio di fare un gesto che è al tempo stesso di generosità e di intelligenza politica” afferma Borghi via social, con riferimento alla sua idea di prosciugare le correnti in cui ha sguazzato finora. “Per ciò che mi riguarda – prosegue – avendo inutilmente fatto presente questa mia posizione e richiesta all’esperienza di Base Riformista, e avendone riscontrato una volontà di auto conservazione che mal si concilia con la nuova stagione politica che attende il Partito democratico, ho ritenuto di concludere unilateralmente la mia esperienza in tale contesto”. Il primo passo verso un avvicinamento a Elly Schlein, verso la quale strizza l'occhio anche il suo amico Enrico?

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