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Il no di Bankitalia alla manovra: il tetto al contante serve a contrastare l'evasione

La Banca d'Italia è su posizioni chiaramente diverse dal governo su alcuni dei punti più discussi della manovra finanziaria: l’innalzamento del tetto al contante nei pagamenti fino a cinquemila euro dal prossimo gennaio e la soglia a 60 euro al di sotto della quale gli esercenti possono rifiutare i pagamenti elettronici senza incorrere in sanzioni.

Queste due misure, secondo quanto ha detto Fabrizio Balassone, capo del servizio Struttura economica del Dipartimento Economia e Statistica della Banca d'Italia nel corso delle audizioni in commissione Bilancio, «rischiano di entrare in contrasto con la spinta alla modernizzazione del paese che anima il Pnrr e con l'esigenza di continuare a ridurre l'evasione fiscale». Sulla stessa linea la Corte dei conti che qualche giorno fa ha definito le due misure non coerenti con l’obiettivo di contrasto all’evasione fiscale previsto nel Piano Nazionale di ripresa e resilienza.

Non sembra reggere nemmeno la posizione di molti esercenti che puntano sugli alti costi delle commissioni legati all'utilizzo di carte e bancomat. Secondo uno studio del Politecnico di Milano per gli acquisti superiori ai 15 euro la media del costo delle transazioni è dell'1,5%. Molte banche hanno promozioni che azzerano o abbassano i costi per i commercianti sulle transazioni. Bankitalia poi spiega anche che il contante non è senza costi: trasporto, furti, errori di conteggio con i resti. «Nostre stime relative al 2016 indicano che, per gli esercenti, il costo del contante in percentuale dell'importo della transazione è superiore a quello delle carte di debito e credito» spiega Balassone.

C'è poi la questione evasione. «Soglie più alte (di utilizzo del contante ndr) favoriscono l'economia sommersa; c'è inoltre evidenza che l'uso dei pagamenti elettronici, permettendo il tracciamento delle transazioni, ridurrebbe l'evasione fiscale» aggiunge il dirigente della Banca d’Italia ricordando che la definizione di efficaci sanzioni amministrative in caso di rifiuto dei fornitori privati di accettare pagamenti elettronici era inclusa tra i traguardi del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Sono sulla stessa posizione anche le associazioni di consumatori. L'Unione Nazionale Consumatori dice: «Il Governo sul Pos non si rende nemmeno conto che sta facendo un grave danno ai commercianti. Non solo il pagamento con il Pos è molto più rapido di quello in contanti, ma si evitano ammanchi di cassa, non si ricevono banconote false, in caso di rapina si hanno meno contanti in cassa».

Non cambia idea Giorgia Meloni, anche se lima la posizione sui 60 euro, e non la cambiano alcuni che dovrebbero accettare carte e bancomat e non lo fanno. La cronaca riporta il caso di Silvia Salis, vicepresidente del Coni, che si è vista rifiutare il pagamento elettronico su un taxi. «Voleva solo contanti e niente pos, mi ha detto che la pacchia è finita».

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