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Il Pd manda Guerini ai Servizi

Accordo tra i dem e M5s per spartirsi i due organismi di controllo parlamentare. L'ex ministro della Difesa al Copasir brucia sul filo il senatore ossolano Borghi, rimproverato per essersi distinto come "portavoce di Letta". Sulla Vigilanza Rai l'incognita Terzo Polo

L’accordo c'è. Sembra ormai certo che sarà Lorenzo Guerini a presiedere il Copasir, come aveva già fatto nel corso del Governo gialloverde. L’accordo tra il Pd e il M5s sarebbe stato raggiunto, anche se nelle stesse prime fila dem c’è chi predica cautela fino al voto, fissato per domani. Con la convergenza sull’ex ministro sfuma la candidatura dell’ex deputato piemontese oggi senatore Enrico Borghi che del comitato di vigilanza sull’attività dei Servizi è stato nella scorsa legislatura il segretario e che confidava sul rispetto della prassi parlamentare dell’alternanza tra le due Camere nell’espressione della presidenza. Nella XVIII la guidò il deputato Guerini fino al 4 settembre 2019. Con il varo del Governo Conte II, quello giallorosso, la presidenza passò sempre a un deputato, Raffaele Volpi della Lega, che la conservò fino al 20 maggio 2021. Infine, con la nascita del Governo Draghi, affinché la presidenza potesse essere affidata all’opposizione che era espressa in seno al comitato dal solo gruppo di Fratelli d’Italia, andò al senatore Adolfo Urso, che ha ricoperto l’incarico dal 9 giugno 2021 fino alla fine della legislatura (1 anno e 4 mesi circa).

Al di là del rebus procedurale, tuttavia, ce n’è uno tutto politico. Anzitutto all’interno del Pd, attraversato dalle fibrillazioni precongressuali. Nel partito c’è chi fa notare come Borghi, sebbene appartenga alla stessa corrente di Guerini, Base democratica, abbia “fatto troppo il portavoce di Enrico Letta nei mesi scorsi e questo non è piaciuto a molti”. La strada in discesa per l’ex ministro deriverebbe anche dal fatto che Giuseppe Conte, stando a quanto si dice a Montecitorio, sarebbe più incline a votare Guerini che Borghi. “Dipende da chi candidano”, aveva risposto a domanda diretta il presidente del M5s, la scorsa settimana, aggiungendo sibillino: “Guerini? Vedremo”. Inoltre, il profilo atlantista e i solidi rapporti con gli apparati d’intelligence e i vertici militari dei Paesi alleati della Nato, rappresentano un atout anche agli occhi del centrodestra, non ultimo per quelli di Guido Crosetto che non fa mistero di stimare il suo predecessore.

In cambio del voto a Guerini per Palazzo San Macuto, i dem garantiscono ai Cinquestelle il sostegno sulla Vigilanza Rai, anche se resta l’incognita del candidato. Il capo politico sembra intenzionato a schierare Riccardo Ricciardi, ma non è detto che su quel nome si possano trovare i numeri necessari per procedere all’elezione per la quale fondamentale diventerà il voto della maggioranza e quella di Ricciardi non è figura gradita a tutti nella maggioranza.

Al di là degli accordi, tuttavia, le incognite non mancano. Che i giochi non siano ancora cosa fatti, lo conferma anche la distanza del Terzo Polo dal tavolo delle trattative. Carlo Calenda e Matteo Renzi puntano da tempo sulla presidenza dell’organo di vigilanza radiotelevisiva e con le opposizioni che marciano in ordine sparso, fondamentale diventerà l’atteggiamento del centrodestra, tenuto conto che per prassi la commissione è guidata da componente di minoranza, ma questo al contrario che per il Copasir non è previsto per legge.