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Ilaria Cucchi, Lettere occupata a Roma…Cospito eroe e martire: Guevara e Silvio Pellico fusi insieme

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Zelensky, c’è un Coletta al telefono, le vorrebbe parlare…

Presidente Zelensky o, più direttamente, Volodymyr ti vogliono al telefono! Prime notizie dal campo della rinnovata offensiva russa? Da Est direttiva Donbass o da Nord passando per Bielorussia? No, non deve essere quello, quelle notizie arrivano per altre vie e non certo per telefono, arrivassero con tempi e modi telefonici russi sarebbero già a oltre […]

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Ilaria Cucchi va a visitare Alfredo Cospito: l'investitura del ruolo di martire. Gruppo studenti a Roma occupa Facoltà di Lettere: avamposto lotta di liberazione di tutti e tutte i Cospito. Magari a Sanremo...

lettere occupata
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Foto Ansa

Ilaria Cucchi, la sua visita di solidarietà ad Alfredo Cospito è segno e testimonianza. Segno di identità che la sorella di Stefano, un ragazzo massacrato di botte dai Carabinieri (sentenze lo affermano), trasferisce a Cospito teorico e praticante dello sparare allo Stato, ai suoi simboli e uomini e sparare anche al capitalismo, ai suoi uomini in carne e ossa (sentenze lo affermano). La visita di Ilaria Cucchi ha la funzione dell’investitura massima che si può nella liturgia del progressismo, l’investitura, il conferimento a Cospito del ruolo e titolo di martire. Investitura che avviene per via diretta, con una sorta di imposizione della mano della massima autorità in tema, Ilaria Cucchi appunto, sul capo di Cospito mentre è lui nelle mani dei suoi potenziali aguzzini. Potenziali aguzzini, strutturali aguzzini, aguzzini congenito: sono lo Stato no?

Il Collettivo di Lettere, Facoltà alla Sapienza

Un gruppo di universitari unito in comune volontà e aspirazione da darsi il nome di Collettivo ha sviluppato obiettivo politico, tesi etica e valore sociale. Li ha riassunti in “Tutti e tutte liberi”. Punto. Liberi dall’oppressione carceraria. A cominciare da Cospito. Quindi l’annuncio che la Facoltà, o meglio la sua sede, da stanotte sarà occupata. Per diventare avamposto della lotta di liberazione di tutti e tutte i Cospito.

Magari qualcuno a Sanremo

Non sono certo mancati in questi giorni appelli, firme, pronunciamenti contro chi e cosa detiene Cospito e mette a repentaglio la sua vita. appelli, firme, pronunciamenti di cantanti e attori (e intellettuali, le categorie di appartenenza e attività tendono a sovrapporsi). Magari qualcuno a Sanremo… Una spilla, un verso, una nota, qualcosa che accenni e omaggi il bisogno di umanità per Cospito…

Guevara e Silvio Pellico fusi in Cospito

Qualcosa spinge e convince un bel po’ di progressismo a raccontarsi e raccontare quel che accade come Che Guevara e Silvio Pellico si fossero fusi in Cospito Alfredo. L’eroe della rivoluzione e il martire dello Spielberg in una persona sola. Cosa è questo qualcosa che spinge e convince? L’ignoranza è il motore primo, l’ignoranza, voluta e lodata, di chi sia Cospito e di cosa abbia fatto. Ma il motore resterebbe subito muto e immobile senza carburante. E il carburante, anche stavolta come sempre nelle tragicommedie umane, è la stupidità. Sì, la stupidità che porta, e solo lei può riuscirci, a immaginare Cospito, i suoi scritti, le sue parole, le sue bombe, il suo sparare alla gente niente meno che come la rivoluzione contro il Potere, tutti i Poteri. La stupidità che attanaglia e muove e motiva tutti coloro che credono di vedere in Cospito un martire della libertà.

Cospito che dal carcere e sotto l’attenzione mediatica massima possibile dice: no, io il no alla violenza non lo dico. Cospito raccontato come il mahatma Gandhi che digiuna per la libertà. Che pena, che profonda pena. Non quella che sta scontando Cospito ma quella che fa il progressismo ridotto a caricatura di se stesso. Dopo aver visto e vissuto nel proprio paese esiti e modalità della lotta armata allo Stato, è penoso, miserabilmente penoso fare di un Cospito un eroe e martire. Ma che ne sanno di storia, etica, Stato, libertà, rivoluzioni, diritti? Nulla ne sanno, nulla sanno di quel che dicono. Possono solo sperare che qualcuno li perdoni perché non sanno quel che fanno.