Capelli biondi raccolti in uno chignon, senza velo. Così era stata immortalata in un video girato nel corso delle proteste scoppiate nel Paese dopo l’uccisione di Mahsa Amini, la 22enne curdo-iraniana morta in custodia dopo essere stata arrestata dalla “polizia morale” colpevole di non aver indossato correttamente il velo.
Hadith è l'ennesima vittima della repressione scatenata dalle forze di sicurezza iraniane contro i manifestanti che da 9 giorni scendono in piazza per chiedere giustizia, libertà e diritti. Alla testa dei cortei ci sono le donne, spesso giovanissime, che sfidano l'apparato di sicurezza scoprendosi i capelli, buttando o bruciando l'hijab, il velo obbligatorio che è simbolo fondamentale della Repubblica Islamica.
La tv di Stato parla di 41 morti nelle proteste, ma secondo l'organizzazione non governativa Iran Human Rights ne sono molti di più. Migliaia di persone sono state arrestate, video condivisi sui social mostrano le violenze della polizia contro le persone fermate davanti a un commissariato di Karaj. Almeno 17 giornalisti sono finiti in prigione.
Le manifestazioni contro il governo di Ebrahim Raisi, valicano anche i confini dell'Iran. Dopo la repressione, ieri, di un corteo vicino all’ambasciata iraniana nel Kurdistan iracheno, ad Atene una bomba molotov è stata lanciata nella notte contro l’ambasciata della Repubblica Islamica. Due persone in sella a una moto con il volto coperto hanno scagliato l’ordigno contro il muro della sede diplomatica, senza causare danni. E ieri pomeriggio circa 200 persone si sono riunite in piazza Syntagma, nel centro della capitale greca, per denunciare la repressione delle proteste da parte dell’Iran.