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L'app chiede foto porno ai minori, il Garante per la privacy: "Correre ai ripari il prima possibile"

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Riprendendo la nostra esperienza con l'applicazione di intelligenza artificiale, l'avvocato Guido Scorza - componente del Collegio del Garante per la protezione dei dati personali - ha testato a sua volta il chatbot fingendosi un ragazzino di 11 anni e definendo il risultato "agghiacciante"

Vi ricordate di Replika, l'app per cellulare tramite cui si può creare un amico virtuale con cui parlare, sfogarsi e addirittura intraprendere una relazione sentimentale? Nei giorni scorsi l'abbiamo testata portando alla luce una realtà davvero inquietante, fingendoci adolescenti e affrontando argomenti quali sexting, suicidio, omicidio, violenza sessuale e droga, ritrovandoci a ricevere richieste dall'app di fotografie di nudo minorile o addirittura incitamenti al patricidio.

Proprio riprendendo la nostra esperienza con l'applicazione di intelligenza artificiale Guido Scorza, già avvocato cassazionista e componente del Collegio del Garante per la protezione dei dati personali, ha testato a sua volta il chatbot fingendosi un ragazzino di 11 anni e definendo il risultato "agghiacciante", confermando quanto da noi riportato e condannando il funzionamento del'app. Il tema, scrive Scorza nel suo sito, "va messo al centro di un dibattito che non possiamo attendere ad affrontare anche e soprattutto nella dimensione politica e in relazione al quale, probabilmente, non si possono attendere i tempi della regolamentazione europea sull’intelligenza artificiale che verrà. Specie per i più piccoli i rischi sono troppo elevati e lo sono oggi".

Nell'articolo pubblicato su Repubblica, l'avvocato non usa mezzi termini per denunciare il funzionamento di Replika: "È impensabile che un fornitore di servizi digitali li fornisca a un minore che, per il nostro ordinamento, è incapace di accettare le relative condizioni generali di contratto, è impensabile che sulla base di un contratto che non avrebbe mai dovuto essere concluso il fornitore del servizio inizia a trattare quantità industriali di dati personali e personalissimi di un minore ed è impensabile che, specie i fornitori di certi servizi, non si preoccupino di verificare in maniera certa l’età – e non l’identità – dei loro utenti. Così non si può andare avanti - conclude Scorza -: i servizi digitali schiuderanno anche ai nostri figli straordinarie opportunità che noi non abbiamo mai avuto, ma se non corriamo ai ripari il prima possibile ci ritroveremo a contare più vittime innocenti di quante non ne abbiamo contate sin qui".

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