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L'undicenne che ha criticato Chiara Ferragni non doveva essere su Instagram

Serena Mazzini è una digital strategist che da tempo si occupa di analizzare i contenuti postati da Fedez e Chiara Ferragni. Mazzini concentra le sue attenzioni in particolare su quella che da lei (e non solo da lei) viene considerata un’eccessiva esposizione dei figli della coppia, Leone e Vittoria. Il motivo per cui questo tipo di contenuti vengono postati è molto semplice, secondo Mazzini: foto e video dei due bambini generano più audience rispetto ad altri contenuti e per chi di mestiere fa il content creator sui social, avere numeri molto grossi in termini di engagement e coinvolgimento della community equivale ad avere potere commerciale con le aziende quando si tratta di contrattare una collaborazione lavorativa (post, storie, eventi o, nel caso dei Ferragnez, serie televisive).

Le analisi di Mazzini non si concentrano solo sui figli di Chiara Ferragni ma essendo lei uno dei personaggi più popolari in questo momento nel nostro paese, l’influenza di Ferragni nella costruzione di meccanismi social verso chi la segue è indubbia, come il desiderio di emulazione da parte di chi guarda a lei come un modello da seguire. L’ultimo caso di esposizione mediatica di un minore nell’universo Ferragnez non riguarda però Leone o Vittoria Lucia ma Giulia, una ragazzina di appena undici anni che qualche giorno fa ha scritto un duro commento a un post in cui Ferragni si fotografava seminuda davanti a uno specchio.

“A parte che in questa foto non fai vedere vestiti o costumi da bagno, ma praticamente te stessa nuda - scrive Giulia - Qual è il messaggio per noi ragazzine? Che per farci notare dobbiamo metterci nude? - e da qui l’affondo alla scelta di Ferragni di mostrarsi in quel modo - Mia mamma ha 34 anni e le foto in costume al mare le mette, ho una bella mamma, ma se mettesse una foto così io mi sentirei malissimo, penserei che mi dovrei vergognare”.

Ferragni ha risposto al commento della bambina: “Il messaggio per tutte, ragazzine e non, è semplice: nessuno ci può giudicare o farci sentire sbagliate. Pubblicare una foto così non dovrebbe far vergognare nessuno e anzi dimostrare che ognuno è libero di essere se stesso (...). Faccio incazzare i puritani? Missione compiuta allora”.

La sua risposta ha generato centinaia di reazioni e visite al suo profilo di Giulia che hanno portato a una segnalazione a Instagram e alla chiusura dell’account. Per legge, infatti, Giulia non dovrebbe possedere un account personale perché ha meno di 13 anni. Ma prima che il suo account venisse chiuso, la presa di posizione di Giulia era stata rilanciata sui social e sui giornali con articoli che parlavano della ragazzina che ad appena undici anni dà il benservito a Chiara Ferragni.

Giulia è stata intervistata dal Corriere della Sera insieme alla sua famiglia che si dispera per la chiusura del profilo Instagram: “Io non posso accettare che mia figlia per aver espresso un’opinione, peraltro condivisa da tante persone, sia stata messa a tacere, bannata, eliminata - racconta sua madre alla giornalista Elvira Serra - Inoltre, con la chiusura del profilo perdiamo cinque anni di ricordi, di gare, di momenti belli condivisi con la comunità dell’equitazione”. Il padre di Giulia, Stefano, dirigente, ammette alla giornalista: “Credo si debba avere più fiducia nello spirito critico dei ragazzini, che hanno la testa sulle spalle”. L’articolo del Corriera racconta di una bambina molto provata (“Giulietta adesso piange”) che non immaginava che il suo commento potesse generare tanto clamore.

Eppure le regole parlano chiaro: Instagram consente di aprire un account solo a chi ha compiuto 13 anni. Invece le immagini di Giulia, stando a quello che racconta sua madre alla stampa, erano online da almeno cinque anni, ovvero da quando la bambina andava alle elementari. 

Cosa spinge delle persone adulte a mettere online le foto dei propri figli e delle proprie figlie? Il bisogno di piacere, quello di farsi vedere, quello di mostrarsi felici. Tutte necessità che ogni famiglia sentiva anche prima dell’avvento dei social ma che con i social è deflagrata esponendo i minori a rischi che ancora non conosciamo - non abbiamo ancora certezze scientifiche sugli effetti della sovraesposizione sulla loro psiche, specie su quella delle persone più fragili - ma anche a quelli che purtroppo invece conosciamo, come la sessualizzazione dei minori, il revenge porn e la pedopornografia.

Di questo purtroppo si parla troppo poco, come si parla troppo poco degli effetti che la sovraesposizione mediatica può avere su una ragazzina che non ha cercato la notorietà e non credeva di sollevare un polverone con quel commento forse fuori luogo, ma del tutto innocente se fatto a quell’età. Il problema qui semmai sono gli adulti, ovvero quelle persone che hanno gli strumenti per proteggere quella bambina e che l’hanno consegnata alla pubblica gogna per un po’ di visibilità.

Tra qualche giorno pochi di noi si ricorderanno di questa ennesima “polemica del giorno” che scadrà, come al solito, in un buco nell’acqua. Chi invece difficilmente dimenticherà quest’esperienza sarà Giulia. E chissà chi sarà il prossimo minorenne con un account social a finire nei guai e quanti ancora rimarranno traumatizzati a causa dei canali social a cui non dovrebbero accedere.

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