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La guerra del gas tra Russia e Norvegia: dal giallo di Nord Stream al Baltic pipe tutti gli scenari quali sono i rischi del conflitto in Ucraina

«Ci sono tre grosse perdite, difficile che sia solo un incidente fortuito». A dirlo è la premier danese Mette Frederiksen. Le autorità tedesche denunciano invece un “attacco mirato” alle infrastrutture del gas europeo. Mentre il primo ministro polacco, Mateusz Morawiecki, parla apertamente di sabotaggio. «Non conosciamo tutti i dettagli di ciò che è accaduto, ma vediamo che si tratta di un atto di sabotaggio, legato al prossimo passo di escalation della situazione in Ucraina». Che cosa è successo? Oggi il gas di Nord Stream 1 e 2, i gasdotti che collegano Russia e Germania, è fuoriuscito nel Mar Baltico. Le due strutture contengono ancora carburante anche se non ne trasportano più in Europa. La prima – Nord Stream 1- è stata chiusa dalla Russia lo scorso mese come rappresaglia alle sanzioni e al sostegno di Bruxelles all’Ucraina. La seconda invece non è mai entrata in funzione perché la Germania si è decisa a bloccare il progetto quando il Cremlino ha attaccato Kiev. Se gli incidenti quindi non compromettono direttamente le forniture, alimentano però un clima di instabilità riguardo la sicurezza energetica europea. E non può essere escluso - dicono i funzionari tedeschi - che sia stata proprio la Russia a perpetrare l’attacco. Ieri, riporta il Financial Times, le autorità norvegesi per la sicurezza del petrolio hanno dichiarato che diverse compagnie di idrocarburi si sono lamentate del fatto che droni non identificati abbiano volato recentemente sopra le loro strutture off-shore.

Non c’è dubbio poi che l’incidente arrivi in un momento cruciale del braccio di ferro tra Russia ed Europa sull’energia. La Russia ha usato la carta del gas, chiudendo progressivamente i rubinetti, per punire l’Europa del suo sostegno all’Ucraina. Ma dopo il blocco di Nord Stream 1, i prezzi del gas – seppur ancora altissimi – hanno cominciato a scendere nettamente. Il ricatto di Putin quindi non ha funzionato. Questo perché l’Europa è riuscita a diversificare i fornitori e a raggiungere un ottimo livello di scorte – gli stoccaggi di gas sono vicini al 90% e hanno persino superato la media degli ultimi 5 anni, secondo i dati di Gas Infrastructure Europe. Ma oggi, con la notizie delle tre perdite, questo ribasso si è fermato. I prezzi del gas di riferimento in Europa sono cresciuti di oltre l'8%, a circa 209 euro per megawattora. Come detto, non è un problema immediato di forniture quanto di timori per la vulnerabilità degli impianti. Gli analisti sono preoccupati, spiega il Wall Street Journal, che ciò che resta dei collegamenti dalla Russia all’Europa, attraverso Ucraina e Turchia, possa subire delle interruzioni.

E fanno notare anche una curiosa coincidenza di tempi (e di spazi) con l’entrata in funzione di un nuovo gasdotto. Il “Baltic Pipe”, appena inaugurato, che porterà gas norvegese in Polonia riducendo ancora la necessità di rifornirsi da Mosca. La perdita dal Nord Stream 2, secondo gli analisti, è molto vicina al nuovo tubo baltico. Il nuovo collegamento, che dal Mare del Nord passa dalla Danimarca e arriva in Polonia, entrando a regime dovrebbe trasportare dieci miliardi di metri cubi di gas ogni anno. “Quindi c’è un forte simbolismo”, afferma Tom Marzec-Manser, della società di consulenza energetica ICIS, al Financial Times. «Un crepuscolo per la Russia, una nuova alba per la Norvegia». La Norvegia, è utile ricordarlo, già da molti mesi ha scalzato la Russia come primo fornitore di gas europeo. Il “Baltic Pipe” consoliderà questo sorpasso. Ed è soprattutto importante per la Polonia, che si è rifiutata di pagare in rubli, e per questo la Russia le ha tagliato a zero le forniture.