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La proposta di Gentiloni e Breton: “Serve un nuovo Sure contro la crisi energetica”– Che cos’è e come funziona

Per i commissari Ue il meccanismo di sostegno comunitario deve ispirarsi alla misura utilizzata durante il Covid, anche se riconoscono che la questione richiede ulteriori discussioni, perché tra gli Stati membri ci sono differenti visioni attorno al tavolo su questa questione

Paolo Gentiloni

Paolo Gentiloni (Foro Ansa)

“Contro la crisi energetica serve un nuovo Sure”. Così i commissari Ue per l'Economia e il Mercato interno, Paolo Gentiloni e Thierry Breton, che in una lettera pubblicata sul Corriere della Sera sottolineano: "Per superare le falle causate dai diversi margini di manovra dei bilanci nazionali, si deve pensare a strumenti mutualizzati a livello Ue anche se è una cosa che richiede ulteriori discussioni, perché tra gli Stati membri ci sono differenti visioni attorno al tavolo su questa questione”.

Cosa è il Sure

Sure è il fondo Ue da 100 miliardi varato durante la pandemia per finanziare tramite l'emissione di debito comune le Cig e gli schemi nazionali contro la disoccupazione. "Come siamo stati in grado di fare durante la crisi del Covid, spetta a noi stabilire collettivamente e in modo pragmatico meccanismi di sostegno equi che mantengano l'integrità e l'unità del mercato interno, proteggano tutte le imprese e i cittadini europei e ci permettano di andare avanti insieme in questa grande crisi", proseguono i due commissari. Il programma di prestiti fece anche da modello per Next Generation Eu, in particolare per le modalità di finanziamento. Tuttavia a differenza di Next Generation Eu, il Sure era fatto esclusivamente di prestiti a tassi di favore, erogati agli Stati dalla Commissione, la quale, avendo un rating migliore, può spuntare sui mercati dei capitali rendimenti decisamente inferiori a quelli dei singoli Paesi dell'Europa meridionale.

Come funziona

La Commissione, raccolte garanzie dagli Stati membri, emette obbligazioni e gira i fondi così raccolti ai Paesi, in pratica girando loro il tasso spuntato sul mercato: le capitali possono in questo modo evitare di indebitarsi a tassi elevati. L'istituzione di un fondo basato su prestiti, e non su trasferimenti, per affrontare la crisi energetica è stata caldeggiata mesi fa dal presidente del Consiglio Mario Draghi, consapevole che un piano fatto di prestiti è più 'digeribile' per le opinioni pubbliche nordiche rispetto ad un programma come Ngeu, che prevede anche trasferimenti, i quali a differenza dei prestiti non vengono restituiti (i vantaggi per gli altri Stati membri sono indiretti, dato che ne beneficia il funzionamento dell'area euro nel suo insieme).

Il piano tedesco

"Solo una risposta europea può proteggere la nostra industria e i cittadini". Scrivono Paolo Gentiloni e Thierry Breton, che in un intervento pubblicato sulla Frankfurter Allegemeine Zeitung criticano il piano da 200 miliardi lanciato dalla Germania per frenare il prezzo del gas. "Oggi più che mai dobbiamo evitare di alterare la competizione sul mercato interno", scrivono. "Il fondo annunciato dalla Germania è, da un lato, esattamente la risposta di cui l'Europa ha bisogno. Dall'altro pone una domanda: che cosa significa per gli Stati membri, che non abbiano a disposizione lo stesso spazio di manovra della Germania per proteggere in modo comparabile le loro imprese e i loro bilanci?", scrivono Gentiloni e Breton. "Oggi più che mai dobbiamo evitare di alterare la competizione sul mercato interno - continuano -. Non possiamo avviare una gara alle sovvenzioni e mettere in discussione così i principi della solidarietà, dell'unità, che sono alla base del successo nel nostro progetto europeo". Secondo i due commissari, "a causa della crisi energetica e della crescente rabbia sociale dovuta all'inflazione da record e ai prezzi dell'energia astronomici, siamo di nuovo di fronte a un bivio". "E ancora di più dobbiamo adesso rafforzare i principio di solidarietà dell'azione comune, nella volontà come nei fatti".