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Lega, il commissario fa il bullo e gli eletti scappano in FdI

FIANCO DESTR

A Vercelli Montani ingaggia un braccio di ferro con i meloniani e ne esce con le ossa rotte. Una consigliera comunale lascia, due sono sull’uscio in procinto di andarsene. Militanza sempre più disorientata e irrequieta, alleati insofferenti

L’emorragia è iniziata ieri ma potrebbe non essere finita. Il pressing e le successive rappresaglie organizzate dal commissario della Lega di Vercelli Enrico Montani nei confronti di Fratelli d’Italia per ottenere la vicepresidenza della Provincia non stanno portando i risultati sperati. Anzi sembrano proprio controproducenti.

Ieri il primo annuncio ufficiale con una breve nota congiunta firmata dal segretario provinciale di FdI Emanuele Pozzolo, assieme a quello cittadino Alberto Cortopassi e al capogruppo in Comune Stefano Pasquino: “Abbiamo il piacere di comunicare che il consigliere comunale e provinciale Margherita Candeli ha aderito a Fratelli d’Italia (…) A lei il nostro più caloroso benvenuto e l’augurio di buon lavoro”. E lei su facebook parla di una “profonda dissonanza con la nuova linea politica voluta da Montani e dal segretario cittadino Gian Carlo Locarni che hanno più volte attaccato il sindaco di Vercelli Andrea Corsaro”. Ha fatto inoltre riferimento a “un ordine di scuderia per far mancare il numero legale sia in Provincia che in Comune”, in concomitanza, peraltro, con i problemi di salute che hanno colpito Corsaro costringendolo al ricovero in ospedale. Il tutto “per rimarcare la volontà di ottenere la vicepresidenza della Provincia per Alessandro Montella, creando così dissapori nel centrodestra”. Un addio clamoroso e lacerante, quello della Candeli, insegnante e militante di lunga data, oltre vent’anni di tessera, “una di quelle che c’era quando eravamo al 3%” fanno notare dalla sezione. E che, infatti, ha ricevuto attestati di stima e di solidarietà, tra cui quello di uno degli esponenti più intimi del segretario regionale Riccardo Molinari, quel Roberto Molina che non poco amareggiato per il “trattamento” subito per estrometterlo dalla presidenza di Finpiemonte manifesta il suo rincrescimento con parole rivolte allo stato maggiore del partito: «Mi dispiace molto. Io ho preso una pausa politica a gennaio, deluso da molti “amici” fiero di essere sempre stato me stesso conservando sempre come guida l’onestà e la libertà di agire e di pensiero. Sii sempre te stessa, ciao».

Non è piaciuto ai militanti e agli stessi eletti lo sgarbo al sindaco Corsaro, che è iscritto a Forza Italia e nulla centra con questa diatriba di poltrone. Una mossa scomposta di un partito che continua a perdere consensi e che pur non avendo più le armi (cioè i voti) per fare la voce grossa nei confronti degli alleati sopperisce battendo i pugni a casaccio. Soprattutto quell’alleato che elettoralmente parlando vale tre o quattro volte l’attuale Lega. Consenso a picco e rappresentanti sul territorio sempre meno autorevoli persino in una delle sue storiche roccaforti come il Vercellese. La militanza è in fibrillazione, le purghe toccate a Paolo Tiramani, ex deputato non più ricandidato e uomo forte della Valsesia, che per anni è stato il segretario provinciale del partito, avranno certamente fatto contento qualche dirigente malmostoso ma allo stesso tempo hanno fiaccato la Lega. La ciliegina sulla torta è stata poi quella del commissariamento e di mettere il partito nelle mani di Montani. L’inizio della fine.

E infatti sarebbero almeno altri due gli eletti pronti ad alzare i tacchi: una è Martina Locca, consigliera comunale di Vercelli che fa parte dello staff del presidente meloniano della Provincia Davide Gilardino. È stata lei obtorto collo a mandare la comunicazione ai consiglieri delegati leghisti quando, dopo le rappresaglie organizzate da Montani, Gilardino ha tolto loro “la fascia tricolore”, sospendendo la possibilità di rappresentare la Provincia in eventi pubblici. L’altro è il collega Damiano Maris, anche lui consigliere comunale di Vercelli. Perché a tirare troppo la corda capita che si spezzi.

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