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Legge elettorale, M5s agita la piazza

LE REGOLE DEL GIOCO

I pentastellati tornano a cavalcare l'antico cavallo di battaglia: i costi della politica. Banchetti in giro per il Piemonte per protestare contro la riforma del centrodestra. La capogruppo Disabato: "Spiegheremo ai cittadini cosa sta succedendo"

Si sposta dall’aula di Palazzo Lascaris in piazza la protesta contro la nuova legge elettorale del centrodestra in Regione Piemonte. Il Movimento 5 stelle allestirà i suoi banchetti cavalcando uno dei suoi tradizionali cavalli di battaglia: il costo della politica. Per opporsi a una riforma, come spiega la capogruppo pentastellata Sarah Disabato, “che incrementano di svariati milioni i bilanci di Giunta e Consiglio, aumentando le poltrone a vantaggio di qualche consigliere che forse teme di non essere rieletto”. La mobilitazione parte domani da Pinerolo, roccaforte grillina guidata dal sindaco Luca Salvai, e nei prossimi giorni coinvolgerà tutto il Piemonte: “Abbiamo fatto stampare il materiale, i gruppi nelle varie province si stanno organizzando, è ora di uscire dai palazzi per spiegare alle persone cosa sta succedendo” prosegue Disabato che ha concordato l'iniziativa assieme ai colleghi Sean Sacco e Ivano Martinetti.

Sono due le norme maggiormente contestate: la prima prevede l’introduzione dei consiglieri supplenti al posto degli eletti che verranno nominati in giunta come avviene nei comuni, l’altra – attraverso una modifica dello Statuto – istituisce la figura dei sottosegretari (nella versione originale erano quattro, ora si parla di ridurli a tre), sul modello lombardo. Lega e FdI assicurano che così il Consiglio sarà più efficiente, gli assessori potranno concentrarsi sul proprio lavoro senza la necessità di presenziare costantemente in aula per garantire i numeri alla maggioranza. Certo, si tratta di una decina di nuove figure che dovranno avere un emolumento, un ufficio, del personale. Lo Spiffero aveva calcolato in 11 milioni il costo aggiuntivo per ogni legislatura. Il Movimento 5 stelle non ha dubbi e rispolverando la cara vecchia antipolitica parla di “risorse che potremmo destinare alle non autosufficienze o voucher scuola invece che per aumentare i posti dei politici”.

Sarebbe la prima volta, dopo aver tirato la cinghia per oltre dieci anni, che la Regione si pone la questione di aumentare le risorse per il funzionamento della macchina politica. Un drastico giro di vite era stato dato all’indomani della canea sulle cosiddette spese pazze nei consigli regionali di mezza Italia. In ossequio ai moralismi dati in pasto all’opinione pubblica anche in via Alfieri si era provveduto a tagliare. Nel 2011 era stato abrogato l’assegno vitalizio per i consiglieri, dal 2014 i componenti dell'assemblea erano passati da 60 a 50. Nel 2022 il bilancio del parlamentino piemontese pareggiava a 50 milioni di euro, quasi venti in meno rispetto al decennio precedente. Ora il trend potrebbe invertirsi.

Se in un primo tempo le opposizioni si erano sedute al tavolo con il centrodestra alla ricerca di un compromesso, ora paiono intenzionate alle barricate. Nel testo predisposto dal leghista Michele Mosca c’è anche una soglia di sbarramento per i partiti fissata al 4% (con la disponibilità della maggioranza di scendere fino al 3), ipotesi che taglierebbe fuori buona parte degli alleati del Pd – dalla lista Monviso alle altre forze della Sinistra – e per questo il capogruppo dem Raffaele Gallo si è subito opposto.

L’unica modifica su cui c’è l’accordo trasversale è l’introduzione della doppia preferenza, anche perché è prevista da una legge nazionale, sul resto pare difficile trovare una mediazione soprattutto a così poco tempo dalle urne del prossimo anno e con un calendario fittissimo che rischia di ingolfare il Consiglio regionale dove tra due settimane approderà (prima in Commissione Bilancio, poi in aula) anche la manovra finanziaria che dovrà essere approvata entro il 30 aprile.

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