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Magistrati in pensione richiamati per scrivere le sentenze: la proposta per sveltire la giustizia arriva da Milano

"Nel frattempo l'unica soluzione concreta e di qualità è quella di reclutare eccezionalmente e temporaneamente magistrati, avvocati, notai e professori universitari in quiescenza che possano trattare le cause meno complesse e scrivere le sentenze da subito: ogni altra ipotesi di soluzione non ha alcuna seria e sufficiente prospettiva di risultato". Professionisti in pensione richiamati per far fronte alla carenza cronica di personale: è la rotta obbligata tracciata dal presidente della Corte di Appello di Milano Giuseppe Ondei, nel suo discorso di apertura dell'anno giudiziario.

Un discorso che molto ha puntato, tra le altre cose, sulla mancanza di forze nei Palazzi di giustizia: "Così non si può andare avanti. Ogni anno la situazione peggiora, vi sono sempre meno magistrati negli Uffici. C'è il serio pericolo che l'anno prossimo anche il virtuoso distretto di Milano possa iniziare a presentare dati negativi", continua Ondei. "Il ministero come la nottola di Minerva si è alzato in volo solo al crepuscolo quando ormai il "gelo demografico" ha attanagliato la magistratura. Per porre rimedio a tale situazione serviranno almeno tre anni". E nel frattempo servono i "richiami" di chi è a riposo.

I numeri dicono questo: al 30 giugno del 2022 le scoperture andavano dal 6,6% del Tribunale di Lecco al 24,33% del Tribunale di Pavia. In Corte di Appello, a fronte di una carenza di 22 unità, di nuove ne sono arrivate soltanto 7. Anche il personale amministrativo, nell'intero distretto, segna una "scopertura" del 31,4% mentre a livello nazionale è del 25. Questo è uno dei motivi per cui, secondo Ondei, senza un intervento serio le riforme sulla giustizia rischiano di fare la fine della "polvere al vento".

Ma questi numeri come incidono sul lavoro delle aule giudiziarie? Il presidente della Corte di Appello di che che il distretto "ancora una volta complessivamente si è mostrato virtuoso". Sul settore civile, nel quale, come stimato dalla Banca d'Italia, le inefficienze della giustizia "costano" la perdita dell'1% del Pil, "vi è una riduzione costante annuale delle pendenze" in appello. E il temo che serve per definire mediamente un fascicolo (il "disposition time") è di 276 giorni contro i 578 a livello nazionale. In primo grado, l'arretrato (cioè i fascicoli pendenti da più di tre anni) è al 26% nel solo distretto di Varese e "largamente al di sotto della media nazionale" del 23% negli altri tribunali.