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Mare Fuori 3, Vincenzo Ferrara: «Che bello il successo a 50 anni»

Nonostante abbia lavorato a teatro per diversi decenni, la popolarità di Vincenzo Ferrara è esplosa solo nel 2020, quando il pubblico ha cominciato a riconoscerlo e ad apprezzarlo per il ruolo di Beppe in Mare Fuori, la fiction di Rai2 prodotta da Picomedia arrivata a una terza stagione disponibile su RaiPlay dal 1° febbraio e in chiaro dal 15. Nel momento in cui ci sentiamo Ferrara è a Potenza, in un giorno di riposo dal set di una nuova fiction che lo vedrà recitare al fianco di Giacomo Giorgio, conosciuto proprio grazie a Mare Fuori, impegnato a capire come passerà le prossime ore della giornata. «Non so che fare, devo capire cosa leggere per occupare il tempo», racconta Vincenzo Ferrara confidando di essere un avido lettore e di aver da poco finito l'ultimo capito della saga M di Antonio Scurati. «Leggere è una passione acquisita negli anni: un libro me lo porto sempre anche in metropolitana», insiste Ferrara spiegando, tuttavia, che la noia non lo ha mai spaventato.

Cosa la spaventa, quindi?
«La malinconia. Qualcuno parla della felicità di essere tristi ma ad alcuni piace e ad altri, come me, no».

Cosa la rende malinconico?
«Il passato. Sono alla soglia dei 50 anni e sento il peso del giro di boa. Ultimamente mi capita di pensare al rammarico dei 20 anni, sarà per questo che provo un po' di invidia per i ragazzi di Mare Fuori che hanno tutta la vita davanti: pensare che quando loto avranno la mia età io probabilmente sarò morto mi fa impazzire». 

Parliamo di questo passato che la schiaccia: ha dei rimpianti come nel caso di Beppe?
«Per fortuna no. I rimpianti di Beppe sono d'amore: io sono molto più difettato di lui nella vita anche se sono un buono come lui. A parte tutto sono soddisfatto perché arrivo a questo punto della carriera sapendo di esserci arrivato solo con le mie forze, con i sacrifici e la disciplina. Il successo ai 50 è meglio perché lo prendi con più disincanto e consapevolezza. Il nostro è un mestiere difficile, aleatorio, ed è per questo che conviene arrivarci con una certa esperienza alle spalle e un carattere già formato. È un mestiere che dà più delusioni che soddisfazioni».

Insomma, la sento allegro. Com'era Vincenzo Ferrara da bambino?
«Felice e spensierato. Mentre frequentavo il liceo classico di Palermo ho cominciato a pensare di voler fare l'attore, anche se avrei potuto fare il medico come mio padre. Sono fortunato perché vivo della mia passione: mi pagano per giocare».

Il sogno di tutti.
«Andare sul set è una fortuna per me, mi creda».

Il pallino quando è arrivato?
«Al liceo. Probabilmente c'entra un po' di egocentrismo che mi portava a intrattenere i miei compagni facendomi cercare i primi laboratori teatrali in città. Era bello salire sul palco, prendere parte a questo rito con delle persone vive che ti guardano».

Dopo il liceo ha seguito subito quella strada?
«Sono andato al Teatro Stabile di Palermo e ho iniziato a lavorare subito con una tournée: da quel momento non mi sono più fermato». 

Sua padre era contento?
«No. I ragazzi che hanno dei genitori che capiscono che la recitazione è una strada da percorrere sono fortunati perché sappiamo tutti che è una vita ricca di sacrifici, di delusioni, di bocciature: siamo sempre sotto esame, devi avere un carattere forte per reggere i "no"».

I «no» fanno ancora male?
«Adesso non più. A una certa età metti in discussione tutto, ma poi capisci che è una lotteria e ci sono mille variabili da valutare se qualcuno ti dice di “no”. Resta che ci vuole tanta fortuna, considerando che si può fare questo mestiere anche senza sperare di diventare chissà chi».

Mare Fuori 3 Vincenzo Ferrara «Che bello il successo a 50 anni»

Vive ancora a Palermo?
«Sì, anche se non ci sto quasi mai. Vivo con mio figlio, che ha 14 anni». 

La città le è mai stata stretta?
«No. Palermo è una città molto vivibile, né troppo grande né troppo piccola, solo che per fare questo mestiere dovevo per forza andare via». 

La prima volta che si è sentito indipendente?
«Quando ho pagato il mio primo affitto, dopo quattro anni che ho cominciato a lavorare. Prima di far capire alla gente che ho recitato nei teatri più belli d'Italia ce n'è voluto».