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Migranti, terremoti e altri disastri. I 30 anni di Rocca alla Croce Rossa

La gestione della Croce Rossa sotto la guida di Francesco Rocca non sembrerebbe eccellere per trasparenza. Indennità ad personam, fondi prelevati dalle donazioni del terremoto di Amatrice e l’abbandono della diagnostica territoriale per dedicarsi agli appalti dei centri di accoglienza banditi del ministero dell’Interno sono solo una parte di quanto emerge dal racconto del giornalista Cristiano Adolfo Degni nel libro Croce rossa Spa.

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La gestione della Croce Rossa sotto la guida di Francesco Rocca non sembrerebbe eccellere per trasparenza

Degni, volontario della Cri, per oltre 30 anni ha analizzato quanto sarebbe accaduto all’interno di una delle associazioni umanitarie più importanti d’Italia. Una serie di fatti che sono quanto c’è di più lontano dal programma del Rocca candidato del Centrodestra alla presidenza della Regione Lazio e che aggiungono altre ombre sul suo passato, ma soprattutto sulla gestione dei fondi pubblici. Come abbiamo già scritto raccontato su La Notizia, Rocca, sia in relazione all’appalto per il Cara di Mineo finito nell’inchiesta del “Mondo di Mezzo” sia nel subappalto ambulanze dell’Ares di Latina, aveva chiesto più soldi di quelli previsti tentando persino (ma senza successo) di lasciare a casa 50 lavoratori pontini per sostituirli con dei volontari.

I circa 10 milioni in donazioni private raccolte per i terremotati di Amatrice sono rimasti tre anni nelle casse della Croce Rossa

Cronache degli anni passati alle quali l’aspirante governatore del Lazio (prima commissario e poi presidente Cri per circa 20 anni) non ha mai risposto e che vanno ad aggiungersi ad un’altra opaca vicenda. Quella relativa ai fondi delle donazioni private per i terremotati di Amatrice (circa 10 milioni). “Al fine di garantire i servizi essenziali e far fronte ai pagamenti indifferibili da effettuare della Cri”, sono rimasti tre anni nelle casse della Croce Rossa per poi essere utilizzati non per la ricostruzione delle case di Amatrice, ma per il sostentamento dell’associazione.

E non finisce qui: nel libro, che non è facile reperire, Degni cita un lungo elenco di indennizzi ad personam. Ne riportiamo una parte. Quasi 6mila euro per Ruggero Ferreri dipendente di Ama Spa, l’azienda del Comune di Roma che si occupa della raccolta e del trattamento dei rifiuti urbani, che lavora allo stesso tempo per la Cri. Ventimila euro invece per Fabio Francia che ha assunto la funzione di responsabile UdP Sisma Centro Italia. Poi c’è Elisabetta Parise dirigente delle risorse umane della Croce Rossa Italiana dipendente Anas, finita nell’inchiesta iAnas, Dama nera secondo atto dell’Espresso, ed ex candidata con Marchini. Alla Parise viene accordata un’indennità di 15mila euro.

La Cri ha preferito spostare la propria attenzione sugli appalti del ministero dell’Interno per l’accoglienza degli immigrati

Ma torniamo al business dell’immigrazione del 2016. La Cri tramite il suo segretario Flavio Ronzi (in pole per succedere a Rocca con il placet dell’ormai ex presidente) ha preferito spostare la propria attenzione dal servizio di diagnostica e di visite specialistiche (divenuto nel tempo un’eccellenza) agli appalti del ministero dell’Interno per l’accoglienza degli immigrati. In un’interrogazione parlamentare della senatrice Paola Binetti dell’agosto 2018 viene lanciata una grave accusa nei confronti di Rocca: “L’ex ispettrice della Cri sarebbe stata vittima di una profonda ingiustizia da parte dell’avv. Francesco Rocca”, scrive l’interrogante.

Infatti allo scadere del suo mandato, l’ex ispettrice ha messo insieme tutta la documentazione raccolta nel corso della sua attività svolta nella Croce Rossa e conservata in 4 buste chiuse, identiche e perfettamente sigillate, predisposte dalle sue collaboratrici e custodite nel suo ufficio chiuso a chiave. Dal quale, stando sempre all’interrogazione della Binetti, sarebbero state portate via a sua insaputa da Rocca. Un fatto denunciato dall’ex ispettrice con un esposto nel quale lamentava la sottrazione di posta personale e l’incursione nel suo studio da parte di ignoti.

Ma dopo la denuncia del 31 luglio 2018, nella stessa giornata, l’ispettrice venne convocata dal presidente Rocca che, durante l’incontro, avrebbe ammesso di essere stato lui, in forza di un vantato potere di ispezione attribuitogli dalla sua carica, a prelevare le buste dall’ufficio della stessa ispettrice sospettando che la documentazione potesse risultare lesiva per la sua persona e per la stessa Croce Rossa.

Una vicenda dai contorni opachi sulla quale abbiamo chiesto chiarimenti e delucidazioni all’ufficio stampa di Rocca. Dal quale, però, non abbiamo avuto alcuna risposta. Ma chi guida l’ufficio stampa del candidato del Centrodestra alla Pisana durante la sua campagna elettorale? Carla Cace che, curiosa coincidenza, è pure lei dipendente della Croce Rossa.