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Morte Davide Rebellin, il camionista può 'sfuggire' alle autorità italiane perché in Germania? Canestrini: “Sciocchezze, i confini Ue da un pezzo non sono più un ostacolo”

TRENTO. La fuga in Germania, dove non esiste il reato di omicidio stradale, del camionista tedesco accusato d'aver travolto e ucciso con il suo mezzo Davide Rebellin può metterlo in qualche modo 'al riparo' dalla legge? La risposta è semplice, dice a il Dolomiti Nicola Canestrini (avvocato penalista, referente nazionale degli esperti di Fair trials international e responsabile osservatorio avvocati minacciati dell'Unione camere penali italiane): “Sciocchezze, da anni ormai le frontiere europee non costituiscono più un ostacolo alle indagini, alle esecuzioni di misure cautelari o addirittura alle condanne da eseguire nei vari Stati dell'Unione europea”.

Nelle ultime ore sono infatti diversi i commenti di chi, riportando l'assenza nell'ordinamento tedesco del reato di omicidio stradale, riporta come il 62enne alla guida del camion che ha travolto l'ex campione di ciclismo italiano (denunciato a piede libero) “non possa” in sostanza essere arrestato. “Il mandato di arresto europeo esiste dal 2002 – continua però l'avvocato – ed il precedente trattato estradizionale applicabile con la Germania, la Convenzione europea di estradizione, è addirittura del 1957. Il problema in questo caso è che, se parliamo di una richiesta di custodia cautelare internazionale emessa durante le indagini, deve prima esistere un'ordinanza di custodia cautelare nazionale".

In sostanza sarà quindi il Gip (il Giudice per le indagini preliminari) a decidere, dopo un'eventuale richiesta della Procura di Vicenza, se esistono i presupposti per richiedere un mandato di arresto europeo. “Il fatto che in Germania non esista l'omicidio stradale non rappresenta un problema – precisa infatti l'avvocato trentino – visto che, anche in Italia, l'omicidio stradale è una specie del genere omicidio colposo, che a sua volta è ovviamente un reato anche in Germania”.

Se quindi le autorità italiane decidessero di emettere un'ordinanza di custodia cautelare, questa potrebbe essere facilmente eseguita in tutti i Paesi europei che hanno implementato la decisione quadro, compresa la Germania. A quel punto la Procura, e quindi l'organo preposto a diramare il mandato d'arresto a tutti i Paesi dell'Unione: “Dovrà fare attenzione nel compilare la richiesta stessa – dice Canestrini –, visto che spesso l'autorità giudiziaria italiana commette degli errori e le autorità giudiziarie degli altri Paesi interessati devono prendere atto che le richieste sono compilate male, chiedendo rettifiche o informazioni supplementari”.

La posizione del camionista (che in base alle prime ricostruzioni sarebbe sceso dal mezzo, realizzando quanto accaduto, per poi risalire in fretta e rimettersi in marcia) non è dunque migliorata in alcun modo con il ritorno in Germania. “Ultima cosa – conclude Canestrini – non tutti i reati richiedono la carcerazione, anche se questa è l'idea del pubblico, spesso dei social, 'assetato di sangue' quando si tratta dei diritti degli altri”.