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Pedofilia e atrocità varie | Cos’è la legge Hb20 che potrebbere mettere in pericolo i più deboli sui social?

La battaglia legale sulla legge Hb20 è arrivata al capitolo conclusivo: di cosa si tratta e perché è potenzialmente dannosa se entrerà in vigore.

Già oggi il web è un mondo talmente ampio da contenere qualsiasi genere di informazione e immagine, anche quelle che sono potenzialmente dannose per i minori e per le persone in generale. L’assoluta libertà concessa dal web ha permesso la diffusione di contenuti pedopornografici, di ogni genere di fake news e disinformazione, di contenuti di odio razziale, sessuale ma anche terroristici.

In genere questa tipologia di notizie viene segnalata e bloccata, ma una volta condivisa in rete difficilmente scompare del tutto, ci potrà sempre essere qualcuno in grado di conservarla e riproporla in un secondo momento. Nel caso di contenuti che violano le leggi gli autori possono incorrere in sanzioni e punizioni detentive, ma nel caso in cui vengano diffuse fake news e venga fatta disinformazione il discorso è differente, specie se a farlo sono blog personali.

La situazione nel 2020 era già diventata ingestibile e non solo il web, ma anche i social network erano pieni d’immondizia. Se in un primo momento i gestori dei social avevano respinto le accuse per il mancato filtro definendosi dei meri contenitori di contenuti, a partire dall’anno della pandemia si sono presi la responsabilità di censurare, filtrare ed eliminare contenuti potenzialmente dannosi.

Legge Hb20, cos’è e perché è potenzialmente dannosa per tutti

La censura imposta dai social ha avuto tra le vittime eccellenti anche l’ex presidente Usa Donald Trump. Questo infatti ha a lungo diffuso false notizie sul covid e dopo la sconfitta alle urne ha fomentato i sostenitori repubblicani a contestare la legittimità del voto e dunque dell’elezione di Joe Biden. Il risultato è stata l’intrusione dei sostenitori repubblicani al Campidoglio e proteste veementi in buona parte della Nazione.

Allo scopo di non alimentare ulteriormente le tensioni sociali e di evitare la diffusione di fake news, tutte le notizie riguardanti l’elezione che spingevano l’ipotesi del broglio sono state censurate sui social. L’ex presidente Trump si è visto anche bloccati gli account social, così come tanti sostenitori della sua tesi e i propugnatori di fake news sul covid e i vaccini.

Nel gennaio del 2021 il parlamento texano ha varato la legge Hb20, con la quale si obbliga i gestori dei social network a rimuovere la censura dai contenuti, di fatto permettendo potenzialmente la visione a chiunque di contenuti dannosi come quelli pedopornografici e terroristici. Per questa ragione i big tech hanno presentato ricorso in tribunale, richiedendo di avere la possibilità di censurare quantomeno i contenuti terroristici, quelli in cui si nega l’Olocausto e in cui si fa disinformazione sui vaccini (per logica non c’è bisogno di chiedere se i contenuti sessuali sui minori possano essere rimossi o censurati e segnalati).

Legge Hb20Il ricorso è stato accolto in primo grado, ma la corte d’appello lo ha rigettato ed ora la palla è passata alla Corte Suprema. La decisione dei giudici supremi sarà quella che consentirà o meno l’applicazione della legge Hb20 in Texas e di quelle similari, come quella appena varata in Florida, costituendo un precedente chiave, almeno finché non sarà il governo centrale a fare una legge quadro.

Sia chiaro che saranno, in caso di sentenza favorevole alla legge, i singoli Stati Usa a decidere se applicare o meno una simile decisione. Inoltre quanto accade negli Stati Uniti difficilmente potrà verificarsi in Europa e in Italia. Sebbene infatti le aziende siano americane, l’obbligo eventuale sarebbe pertinente solo allo Stato in cui viene applicato e non avrebbe alcun valore fuori da esso.