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Price cap sul gas nel piano contro il caro bollette chiesto dai leader Ue a Praga

Attualità

Von der Leyen presenterà una sua proposta entro il summit di fine ottobre, poi l’ultima parola spetterà ai capi di governo. Sul tavolo tre ipotesi di tetto ai prezzi del metano: iberico, dinamico e doppio

Tetto al prezzo del gas, acquisti congiunti di metano e riforma del mercato dell’elettricità. Questi sono i tre pilastri della strategia di breve termine contro il caro energia che la Commissione europea dovrà mettere a punto prima del prossimo summit dei leader Ue previsto a Bruxelles il 20 e 21 ottobre. A chiedere un piano dettagliato sono stati gli stessi capi di governo riuniti a Praga negli ultimi due giorni per un Consiglio europeo informale. 

La Commissione ha anche garantito che si impegnerà per ottenere uno sconto delle tariffe da parte dei Paesi che hanno sostituito le forniture di gas russo, ovvero Norvegia, Stati Uniti e Algeria. Sul tavolo c’è anche un programma di investimenti sull'energia rinnovabile sostenuto attraverso il piano RepowerEU, ma andiamo con ordine.

Tre tipi di price cap

Il consenso sempre più ampio tra i Paesi membri a favore del cosiddetto price cap, ovvero un tetto massimo al prezzo del gas, ha convinto l’esecutivo europeo a formulare una proposta sul limite ai prezzi nonostante la Germania remi contro questa soluzione. Tuttavia, è ancora incerto quale modello di tetto verrà adottato dalla Commissione dal momento che sul tavolo ce ne sono almeno tre. Il primo è quello iberico, ovvero il tetto al prezzo del gas usato per produrre elettricità: il price cap di questo tipo viene già consentito in Spagna e Portogallo a causa dell’isolamento energetico della penisola iberica rispetto al resto del continente.

Il secondo modello è il price cap ‘dinamico’ voluto dall’Italia, che andrebbe a incidere direttamente su tutto il gas importato nell’Ue attraverso una tariffa massima variabile a seconda delle fluttuazioni della domanda e dell’offerta, assecondando quindi le esigenze di approvvigionamento. Un terzo modello, proposto negli ultimi giorni dalla Commissione, è quello del doppio tetto. Da una parte verrebbe esteso a tutta l’Ue il price cap iberico, dall’altra si introdurrebbe un tetto temporaneo a tutto il gas importato in attesa che venga elaborato un nuovo indice di valutazione del valore del metano da sostituire al Ttf del mercato finanziario di Amsterdam. Ciascuno dei tre modelli presenta i suoi punti di forza e di debolezza, ad esempio alcuni governi sostengono che il price cap ‘dinamico’ proposto dall’Italia potrebbe mettere a rischio le forniture dal momento che i Paesi esportatori sarebbero tentati da vendere altrove il proprio metano. Sui dettagli della futura proposta della Commissione si giocherà la trattativa tra i Paesi Ue che vedrà Mario Draghi impegnato nel suo ultimo summit da presidente del Consiglio. 

Acquisti congiunti e riforma del mercato

Sugli altri pilastri del piano Ue contro il caro bollette si riscontra invece maggiore consenso tra i vari governi. L’acquisto congiunto di gas attraverso un’unica piattaforma europea permetterebbe infatti all’Ue di rivolgersi al mercato globale dell’energia come un attore unico, sul modello di quanto già fatto con i vaccini contro il Covid, nella speranza di ottenere prezzi più bassi e forniture garantite da diversi Paesi produttori. La riforma del mercato dell’elettricità servirà invece a ‘disaccoppiare’ la tariffa finale applicata ad aziende e consumatori dal solo prezzo del gas, arrivato alle stelle negli ultimi mesi, che contribuisce solo per una parte a soddisfare l’approvvigionamento energetico Ue. 

Potenziare il RepowerEU

Infine, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha affermato di voler dotare il piano RepowerEu per l’indipendenza energetica dell’Europa di un budget che consenta ai governi di sostenere gli investimenti nella transizione verso le energie rinnovabili. Il nodo da sciogliere è dove si trovano i soldi. Tra le ipotesi sul tavolo c’è quella di incrementare il debito Ue garantito da tutti i Paesi membri, come proposto giorni fa dai commissari Paolo Gentiloni e Thierry Breton che hanno evocato una riedizione dello Sure. Un modello che permetterebbe agli Stati membri di sostenere gli investimenti in energia pulita a prescindere dalla capacità di bilancio, ma che si dovrà scontrare con le obiezioni dei cosiddetti Paesi ‘frugali’ da sempre scettici sulle ipotesi di debito comune.