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"Quasi tutti i rifugi chiuderanno in inverno, come si faceva prima di 15 anni fa". L'allarme del presidente di Agrav: "A rischio la destagionalizzazione"

BELLUNO. "Hanno già chiuso quasi tutti i rifugi qui nel bellunese che non apriranno in inverno. Caro bollette? Si potrebbe tornare indietro di 10-15 anni per quanto riguarda la destagionalizzazione dei rifugi". Così Mario Fiorentini, presidente dell'Associazione dei Gestori dei Rifugi Alpini del Veneto e gestore del Rifugio Città di Fiume sulle Dolomiti, situato a 1.964 nel comune di Borca di Cadore.

"E' la prima volta in 16 anni che come rifugio sto valutando se chiudere in inverno e come me tanti altri. Rimarrà aperto chi sta sulla strada, in zone più 'trafficate', ma si contano sulle dita di una mano, o chi è posizionato sulle piste da sci".

Agrav, che si fa voce dei rifugisti del Veneto, non ha dubbi su come stia andando la stagione, in particolare nel bellunese. La stessa vicepresidente Alessandra Magagnin aveva affermato come il settore fosse "in ginocchio" con rincari sul costo dell'energia saliti alle stelle, addirittura "7-8 volte tanto soltanto per i mesi di luglio e agosto 2022 rispetto allo scorso anno" (Qui l'articolo).

Diverse le soluzioni che sono state adottate nelle strutture in quota, riporta anche Fiorentini, ma tutte "diverse anche in base alla modalità di approvvigionamento anche in termini energetici". Sono diverse le modalità in base anche alla conformazione e la geografia del luogo.

Per quanto riguarda il Rifugio Città di Fiume per esempio, "non abbiamo mai messo in atto soluzioni energia alternativa, avendo disponibilità di corrente elettrica che arriva diretta. Ci siamo subito organizzati però per passare a una modalità risparmio".

I rincari sui costi dell'energia erano già iniziati dal 2021, "ma ora sono diventati sempre più insostenibili. Abbiamo iniziato a ridurre i consumi con le lampadine a led. Riscaldiamo un numero minore di stanze, come stanno facendo altri, e abbiamo dovuto tagliare sul pernottamento non potendo scaldare le camere. Le persone si fermeranno solo nei weekend a mangiare. Io cercherò di tenere aperto fino a ottobre se le condizioni climatiche lo consentiranno. Ma non potremmo fare come gli scorsi inverni".

Come era stato già preannunciato anche i costi del pellet per le stufe "sono triplicati" quindi anche riscaldare i locali raggiunge costi non indifferenti, "si scalda perciò solo la sala da pranzo".

Negli ultimi dieci anni circa il turismo per i rifugi è cambiato: riuscendo infatti a "destagionalizzare" le aperture e le chiusure delle strutture si è cercato di offrire una maggior offerta turistica anche invernale. Ora però "il rischio è che si torni a 10-15 anni fa - prosegue Fiorentini - quando con l'arrivo della stagione invernale si chiudeva. Questa volta però a causa del caro bollette". 

Il presidente di Agrav conclude però che "la destagionalizzazione va sostenuta con una promozione del territorio e soprattutto con un sostegno a livello politico e amministrativo che qui è in mano solo a noi rifugisti".