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Risponde male a una domanda e il professore lo massacra: 15enne muore dopo giorni di coma | Apparteneva alla casta dei Dalit: chi sono?

Un risposta sbagliata è costata la vita a uno studente di 15 anni che è morto a seguito delle gravi percosse ricevute dal suo professore. E’ caccia all’uomo che ha ucciso il ragazzo. 

Leggere storie simili ci pone di fronte ad una realtà che appare così distante da noi, da sembrarci quasi inesistente. Eppure, in tutto il mondo – anche nelle zone più civilizzate e sviluppate – il razzismo e il classismo sono parte fondante della stessa società che si alimenta proprio “grazie” a queste disparità sociali e di trattamento.

Professore picchia studente
Fonte: Canva

In questo caso, ci troviamo in India, dove ha perso la vita un ragazzo di 15 anni ha perso la vita a seguito delle gravi percosse subite. A uccidere il quindicenne è stato il suo professore che lo ha picchiato selvaggiamente per non aver risposto correttamente a una domanda durante un esame. Lo studente si chiamava Nikil Dohre ed era stato ricoverato all’inizio del mese all’ospedale di Lucknow, nello stato dell’Uttar Pradesh, zona al confine col Nepal, famoso anche per sede del monumento Taj Mahal.

Il ragazzo aveva perso conoscenza dopo le percosse e non si era più ripreso e le sue condizioni erano apparse critiche sin da subito. E’ caccia ora all’uomo che ha ucciso Nikil Dohre, scappato una volta resosi conto di aver commesso un omicidio. Come riportato dall’Ansa, Charu Nigam, il commissario di polizia ha dichiarato ai media locali: “arresteremo al più presto l’assassino e lo assicureremo alla giustizia”.

Dalit

Nel frattempo, in tutto il Paese sono scoppiate delle rivolte. Il professore non ha ucciso lo studente solo per aver risposto in maniera sbagliata, ma anche perché Nikil Dohre apparteneva alla casta dei Dalit, ovvero gli “ex intoccabili” in India, coloro che occupavano il gradino più basso della scala sociale indiana e proprio per questo erano costretti a subire qualsiasi tipo di vessazione e angheria, senza potersi ribellare o far valere i loro diritti da esseri umani.

La casta disumana: breve storia dei Dalit

Dopo la morte di Nikil Dohre, alcune migliaia di Dalit residenti nel distretto di Auraiya  si sono ritrovati per la cremazione del quindicenne, incendiando anche alcuni veicoli della polizia arrivati sul posto per fermarli. I Dalit, infatti, chiedono rispetto per le loro vite, ma in India ancora è fortemente interiorizzata la cultura della casta.

Dalit gli intoccabili

Le caste, infatti, fanno parte del sistema sociale e religioso induista. Si tratta di una rigida gerarchia che non prevede eccezioni, malgrado sia stata abolita nel 1947, ancora oggi il sistema delle caste influenza pesantemente la società indiana. La suddivisione dei lavori – dai più umili ai più importanti – o gli stessi matrimoni tra persone di caste diverse tuttora sono in parte soggetti all’antico retaggio delle caste.

I dalit, meglio conosciuti come la casta “paria”, pur avendo raggiunto importanti conquiste sociali, come il diritto di voto, all’istruzione e al lavoro, nell’immaginario collettivo indiano, continuano a occupare il gradino più basso della scala sociale. Proprio per questo, vivono ai margini della società, nelle baraccopoli situate nei quartieri poveri delle città e svolgono lavori umili. Ma non sono. I dalit sono ancora vittime di abusi ed emarginazione, proprio come è successo a Nikil Dohre.