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Scoperto un maxi traffico di uccelli da richiamo, sei indagati tra Friuli, Romagna e Marche

Carabinieri Forestali

Importante operazione contro il bracconaggio condotta dai Carabinieri Forestali di diversi reparti. Sequestrati 505 volatili di provenienza illegale, giro di soldi da migliaia di euro, due udinesi coinvolti

Sospette attività di bracconaggio anche in Friuli Venenzia Giulia sono emerse nel corso di un'indagine condotta dai  Carabinieri Forestali di diversi reparti. Sono state effettuate perquisizioni personali e locali su sei persone, tra cui tre allevatori e commercianti di uccelli da richiamo per l’attività venatoria, residenti nelle province di Udine, Pesaro-Urbino e Forlì-Cesena. Al momento tutti gli indagati rischierebbero pene per i reati di furto aggravato ai danni dello Stato, ricettazione, alterazione di sigilli di Stato, uccellagione e detenzione illegale ai fini commerciali di fauna selvatica.

Le indagini

Un lavoro di oltre un anno da parte dei militari per risalire ai soggetti coinvolti a vario titolo nel traffico illegale. Indagini approfondite per poter raccogliere le prove necessarie a smascherare il giro di bracconaggio. Così è stato scoperto un vasto presunto traffico di uccelli da richiamo di provenienza illegale che rendeva agli indagati diverse migliaia di euro.

Secondo l’ipotesi accusatoria i volatili venivano, infatti, catturati in natura durante il periodo della migrazione. Poi venivano regolarizzati con apposizione di anelli infilati a forza nelle zampe. Questo provocava negli uccelli  anche lesioni agli arti. Nel corso delle operazioni sono stati posti sotto sequestro anche alcuni esemplari privi di anello identificativo che erano in attesa dell’apposizione illegale.

Come si procuravano i volatili

Dalle indagini è emerso che nel periodo della migrazione, in una nottata, i bracconieri potevano catturare con reti e richiami elettronici decine di uccelli che venivano poi rivenduti ai cacciatori, una volta legalizzati con gli anelli apposti in maniera fraudolenta, a prezzi ragguardevoli che, a seconda della tipologia di richiamo, potevano arrivare a 180 euro per i merli, a 200 euro per i tordi bottacci, ed a un prezzo ancora più elevato per le cesene. Un volume d'affari incredibile secondo gli inquirente. Nel corso di un'intercettazione telefonica collegata alla presunta attività illecita, uno degli indagati ha addirittura affermato: "abbiamo fatto 600 una volta", riferendosi al numero di uccelli catturati in una sessione di uccellagione.

Il sistema

Quello smascherato dalla procura della Repubblica presso il Tribunale di Urbino attraverso l’attività di indagine portate avanti dai Carabinieri Forestali si è rivelato essere un sistema ben articolato e organizzato, composto da soggetti che avevano mansioni ben specifiche: alcuni con il compito di eseguire le catture illegali durante le ore notturne e altri, vari allevatori e commercianti, che invece regolarizzavano gli uccelli con falsi anelli identificativi attestanti la nascita in cattività, spesso poi acquistati da cacciatori del tutto ignari delle illegalità commesse a monte della vendita. 

Le perquisizioni effettuate presso i due allevatori residenti in provincia di Udine sono state eseguite dai Carabinieri Forestali del Nucleo Carabinieri Cites di Trieste e dal Centro Carabinieri Anticrimine Natura di Udine.