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Uccise l'amante incinta, ma per i giudici fu un impeto: in appello pena ridotta

Cancellato in appello l'ergastolo ad Antonino Borgia, accusato di avere ucciso la incinta con la quale aveva una relazione, la trentenne Ana Maria Lacramioara Di Piazza. La commutazione in una condanna a 19 anni e 4 mesi nei confronti dell'imprenditore di Partinico  è stata decisa dalla corte di assise di appello in accoglimento delle tesi dell'avvocato Salvatore Bonnì.

Il legale dell'imputato aveva sempre affermato che il delitto era stato d'impeto, a seguito di una lite insorta tra i due e peraltro ripresa dalle telecamere di videosorveglianza.

Borgia, stando alle immagini, aveva picchiato la trentenne, in una escalation di violenza brutale, che però è apparsa ai giudici di secondo grado estemporanea e non preordinata né preventivamente organizzata. Una tesi che potrebbe contrastare con la freddezza dimostrata dall'uomo, sposato e padre di due figli, che dopo il delitto era andato dal barbiere e persino al commissariato per affrontare una questione burocratica.

Il risentimento di lui verso di lei era stato dimostrato fra l'altro da alcune intercettazioni successive al fatto, in cui Borgia insultava la vittima, dicendo che avrebbe voluto ricattarlo ("mi chiese il pizzo") per via della relazione extraconiugale intrattenuta da lui. La parte civile - la madre della vittima, con il figlio piccolo di Ana Maria, assistiti dall'avvocato Angelo Coppolino - sposa invece le tesi della procura e della Procura generale, insistendo perché a Borgia venga dato nuovamente l'ergastolo e per questo presenterà un proprio ricorso in Cassazione.