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Vanity Fair Stories 2022, il cast di SKAM Italia con Ludovico Bessegato: «Il cambiamento parte da noi»

Dopo il successo delle quattro precedenti edizioni, torna il Vanity Fair Stories, il più grande evento completamente dal vivo di Vanity Fair che per la prima volta va in scena al Teatro Lirico Giorgio Gaber di Milano (via Larga 14).

Tema di quest'anno The change is you, storie che cambiano il mondo. Sul palcoscenico si alternano tanti personaggi che del cambiamento sono parte attiva: attori e registi, comici e cantanti, scrittori, ballerini, figure chiave della cultura. Lo sono Giancarlo Commare, Francesco Centorame, Pietro Turano, Beatrice Bruschi, Mehdi Meskar, Lea Gavino, Rocco Fasano, Federico Cesari, gli attori della serie Skam Italia sul palco con Ludovico Bessegato fra i creatori e autori di una serie diventata cult perché nasce dalla diversità. 

«Questa serie nell'originale norvegese aveva tempi di recitazione lunghissimi che sono rimasti anche in quella italiana», racconta Bessegato, «quando tutti dicevano che la velocità era la cifra dei giovani. Non un grandissimo fan della dialettica centro-periferia. L'importante è fare le cose, scrivere uscendo di casa. Spesso si scrive stando chiusi in casa immaginando quello che ci sta fuori. Non funziona. L'importante è guardare fuori: girare la fotocamera del telefono, mettere da parte più possibile noi stessi andare in luoghi fisici ed emotivi fuori dalle nostre realtà». Il futuro? «Se mi chiedessero di andare avanti saprei di cosa parlare». 

Ognuno dei giovani attori racconta un pezzo di sé e insieme un pezzo della serie. Francesco Centorame parte dal body shaming: «Ho provato paura curiosità, sono stato molto stimolato da questo tema e da queste scene. Era una bella sfida, cambiare la prospettiva. Ci sono abitudini di pensiero difficili da cambiare».

Lea Gavino sulle attrici: «Esiste un velo di superficialità in cui i ruoli delle donne sono: bella, solare, con un enorme segreto. Manca un po' la voglia di scavare». Pietro Turano: «Il punto che si è voluto afferrare da una certa generazione in poi non è il coraggio, ma la visibilità, è un desiderio di esserci. Ero un giovane attivista, volevo stare in mezzo alla mia comunità. Trovato solo adulti gay. Io volevo fare l'attore. Ho cercato si portare avanti l'attivismo e il mio sogno. Se il previlegio non è una colpa almeno facciamoci qualcosa. Tutto ha dignità di essere raccontato se raccontato con dignità».

Federico Cesari racconta cosa gli ha portato la serie: «Attraversare una seconda adolescenza e poterla considerare dal punto di chi lo ha già vissuto. Mi ha insegnato il valore delle persone e il potere che hanno su salvarsi a vicenda. Guardarti da un altro punto di vista e sentirti accolto. L'ho capito dal personaggio e dall'efficacia che ha avuto sul pubblico. Raccontare storie con potere salvifico».

Beatrice Bruschi porta sul palco la sua lettura dell'altro: «Ho cercato di fare il massimo frequentando ragazzi musulmani e la consulente ci ha aperto le porte di casa sua La reazione è stata positiva e questo mi ha fatto pensare che il rispetto che meritava Sana era stato raggiunto, Magari adesso ragazze con il velo vogliono fare l'attrice: esiste un ruolo dignitoso anche per me. Spero che le cose siano cambiate per il meglio».