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Venezia non diventerà mai Disneyland. Ma per proteggerlo serve qualcos'altro

di Giovanni Tagliapietra

 All'esibizione di due miserabili giovani surfisti che si sono beccati uno slalom tra Gondola e Vaporetti sul Canal Grande Non Non aiuta a risolvere in faccia il problema veneto della blasfemia, ma la "cartolina" che ha segnato un altro segno sulla Serenissima si è già diffusa nel mondo e, infatti, è più intrigante di ogni altra cosa, suscita curiosità e attira come se ha bisogno di più attenzione. città lagunare. Le misure di salvaguardia  che sono state cruciali e focalizzate politicamente per decenni continueranno ad aiutarci a fare proprio questo. Mosè era ancora incompiuto, la difesa della Basilica di San Marco aveva appena fatto un timido passo e la notizia del superamento della barriera dei 50.000 abitanti è apparsa negativamente sulle prime pagine della stampa mondiale. Il tipo di "numero non divulgato" che il sindaco Brugnaro intende bloccare a Venezia dal prossimo gennaio è stato vissuto come una curiosità, e poche persone si sono arrabbiate. Imparando a bypassare il divieto di sfilare davanti,  dimostra ancora una volta che ciò che manca a Venezia è la capacità di ragionare e decidere con un minimo di buon senso. Il centro storico è terra di conquista, ei fondi esteri vanno a ruba per (e non solo) comprando alberghi senza le logiche concordate con il comune . Ma non c'è ancora un piano organico per salvare seriamente la Serenissima. E una serie di interventi-tampone non risolvono la situazione di emergenza quotidiana. Non si scavano più canali sistematicamente e regolarmente, non si interviene per combattere le onde all'altezza del suo nome (che richiede uomini e mezzi), non si interviene per raggiungere l'obiettivo Il futuro delle città non si costruisce senza interventi . Torna in azione con il veneziano . La nascita della Venetian Foundation, la capitale mondiale della sostenibilità , un'organizzazione che copre grandi aziende pubbliche e private e l'Università di Venezia, è passata in gran parte inosservata. Rappresenta una possibile svolta? Scherzi a parte, il marchio Serenissima potrebbe non avere rivali al mondo. Ma se l'attenzione del mondo su questa iniziativa rimane tiepida, non andrà da nessuna parte. Il presidente della Fondazione è infatti il ​​veneziano Renato Brunetta, che ha ampiamente bocciato Forza Italia e ha un seggio al Congresso. Il suo desiderio di vendetta potrebbe far deragliare gli sforzi per la sostenibilità. E chi se ne frega dei surfisti sul Canal Grande (scusate il linguaggio forte). Non sono stati loro a farsi male a Venezia.