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Zelensky a Sanremo, un pasticcio targato Fuortes

Il caso lo ha sollevato in Cda Rai il consigliere in quota dipendenti, Riccardo Laganà. Che ha chiesto chiarimenti all’Ad di Viale Mazzini, Carlo Fuortes (nella foto), sui motivi per i quali, dopo le roventi polemiche sulla partecipazione del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, al Festival di Sanremo, l’azienda non abbia ritenuto di informare il Consiglio.

Carlo Fuortes

Il caso Zelensky a Sanremo sollevato in Cda Rai dal consigliere Laganà. Chiesti chiarimenti all’Ad Fuortes

Cose che capitano, ciclicamente, in casa Rai. Specie se in ballo c’è l’evento televisivo dell’anno, intorno al quale ruotano i milioni degli sponsor che da soli rappresentano la fetta più ghiotta degli introiti pubblicitari per la tv pubblica. Insomma parlare di Sanremo – nel bene e nel male purché se ne parli – per focalizzare l’attenzione intorno Festival.

L’intervento del leader ucraino al Festival sarà visionato per tempo da parte del direttore dell’Intrattenimento Prime Time Coletta

Fuortes avrebbe ricondotto tutta la vicenda all’autonomia editoriale dei soggetti coinvolti. Chiarendo che il videomessaggio preregistrato del presidente ucraino – ispirato da Bruno Vespa (“Nella preparazione del mio viaggio in Ucraina Zelensky ci ha fatto sapere che avrebbe gradito partecipare al Festival”, ha confermato il conduttore di Porta a Porta al Corriere della Sera) e avallato da Amadeus – sarà visionato per tempo da parte del direttore dell’Intrattenimento Prime Time, Stefano Coletta, e qualora dovessero emergere criticità, anche dallo stesso Ad.

Il budget 2023 della Rai approvato a minoranza

Ma in questo caso, che ne sarebbe del video? Ne verrà bloccata la trasmissione esponendo la Rai ad una accusa di censura, sollevando un altro vespaio? Si vedrà. Quel che è certo è che ieri, in Cda, è andata in onda anche un’altra partita, tutta politica, sul budget 2023 dell’azienda. Approvato a minoranza, con i soli tre voti di Fuortes, della Soldi e della consigliera in quota Pd, Francesca Bria. Ha votato contro, invece, Alessandro Di Majo (quota M5S), preoccupato, tra l’altro, per il “peggioramento della situazione finanziaria netta (-650milioni)”, “il calo degli scolti”, “la mancanza di investimenti, in particolare su RaiPlay che anzi sono stati tagliati” oltre che per i “profili di danno erariale”.

In arrivo le nomine di Tg1, Tg2 e Radio Rai

Se Laganà si è astenuto (equivale a voto contrario), hanno infine disertato il Cda i consiglieri Igor De Biasio (Lega) e Simona Agnes (FI), sfiduciando di fatto l’Ad Furotes. Che resta in sella in vista delle prossime nomine (in pole Antonio Preziosi al Tg2 in quota FI, Francesco Pionati alla Radio spinto dalla Lega e Gian Marco Chiocci al Tg1). Insomma, governo nuovo sì, ma copione decisamente vecchio.

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