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Mossa del governo: sbloccati 660 milioni contro il caro affitti. Dagli edifici in disuso 52mila posti letto

Il decreto «cerca immobili» è quasi pronto. Questione di limature di alcuni passaggi tecnici e poi sarà firmato. Il ministero dell’Università ha risposto senza perdere un minuto al problema sollevato dagli studenti sul caro affitti per i fuori sede. Prima assicurando un miliardo di euro del Pnrr oltre ai 400 milioni già garantiti dalla legge di bilancio. Ora con un censimento per capire quali edifici in disuso potranno essere convertiti in residence. Il piano studentati prende forma.

Nei prossimi giorni verrà aperta una manifestazione di interesse a Regioni, enti locali e Demanio e stilato un vero e proprio elenco degli stabili disponibili. Poi si valuterà la loro posizione, lo stato in cui si trovano e il costo per ristrutturarli. L’obbiettivo è realizzare almeno 52.500 posti letto, oltre agli 8.500 già messi a disposizione (di cui 7.500 già assegnati agli universitari).

La cosa incredibile è che non esiste una fotografia del patrimonio immobiliare pubblico utilizzabile. Al di là del recupero di alcune ex caserme – come a Cremona, Modena, Milano – tanti altri edifici sono in totale stato di abbandono, compresi molti ex conventi, refettori, Rsa. E potrebbero avere una seconda vita. Ma quanti sono non è dato sapere con esattezza. Tra caserme, ex ospedali e aree dismesse potrebbero ammontare a 3 milioni ma la «conta» ufficiale non è scritta da nessuna parte. C’è solo un rapporto del ministero dell’Economia, che risale a un paio di anni fa, in cui emerge che solo gli immobili pubblici inutilizzati contano 15-20mila unità abitative, per un valore di 12 miliardi, che potrebbero dare alloggio a 30-35mila studenti. Ora si cerca di «mettere una pezza» alle falle del passato.

«Abbiamo chiesto un censimento degli immobili inutilizzati affinché vengano messi a disposizione per gli studenti- spiega il ministro dell’Università e della ricerca, Anna Maria Bernini – C’è un problema nel trovare immobili disponibili in provincia. Ho chiesto la collaborazione del demanio, dei Comuni e dei sindaci delle aree metropolitane».

Quando verranno selezionate le aree, sarà la volta dei progetti di recupero. E poi saranno aperti i bandi per individuare i gestori. La priorità – spiegano al ministero – verrà data agli enti che riserveranno la quota di letti più alta agli studenti in difficoltà economica per garantire il diritto alla studio. L’Unione degli universitari (Udu) contesta che la metà dei fondi del Pnrr sia andata persa per mancata programmazione e non gradiscono la collaborazione con i privati. «Per soddisfare la domanda dobbiamo aumentare l’offerta, è indiscutibile. E la collaborazione con i privati, prevista dal Pnrr, è indispensabile» ribatte il ministro.

Ovviamente i posti non saranno pronti nell’immediato. Nel frattempo, di fatto anticipando ogni piano targato Pnrr, il Consiglio dei ministri ha autorizzato, su proposta del ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, la presentazione di un emendamento sull’housing universitario a cui vengono destinati 660 milioni di euro per l’acquisizione della disponibilità di nuovi posti letto presso alloggi o residenze per studenti delle istituzioni della formazione superiore.

Oltre al numero dei posti letto, c’è anche un altro tema da affrontare: quello dei prezzi. Dovranno essere contenuti e a misura di studente, o calcolati unicamente in base all’Isee. Altrimenti si rischia di non risolvere il problema fino in fondo.


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