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A Bolzano un 20enne morto di freddo, per le strade di Trento c’è ''la cena itinerante'': ''Aiutiamo chi è senza casa ma incontriamo sempre più persone''

TRENTO. In questi giorni Trento è stata imbiancata da una fitta nevicata. Un problema in più per le tante persone che nel capoluogo sono costrette a vivere per strada e in questa stagione devono fare i conti soprattutto con le rigide temperature. A Bolzano un 20enne senza dimora è stato stroncato dal freddo, a dare l’allarme un altro ragazzo che dormiva nello stesso giaciglio nella zona industriale.

“Incontriamo persone di ogni tipo”, racconta Francesco Passerini responsabile trentino della Comunità di Sant’Egidio, una della tante realtà che aiutano i senza dimora in Trentino. “Con i volontari portiamo coperte e qualcosa di caldo poi c’è un gruppo, per la maggior parte signore, che prepara panini, dolci e tisane”.

I volontari sono soprattutto giovani, ragazzi e ragazze che, almeno una volta alla settimana, decidono di passare la sera aiutando il prossimo. “Abbiamo ribattezzato le nostre uscite ‘la cena itinerante’ – prosegue Passerini – ma è un pretesto per avvicinare le persone e conoscerle, provando a risolvere i vari problemi insieme alle altre realtà del territorio come Astalli, il Centro Tabita, i Volontari di strada, la Croce Rossa e i volontari del Gruppo Immigrazione e Salute”.

Di fatto la Provincia di Trento non riesce a garantire un tetto per tutti. Recentemente 125 richiedenti asilo sono stati addirittura trasferiti in Sardegna perché in Trentino non c’erano posti sufficienti nel sistema di accoglienza. Fra i problemi principali c’è la difficoltà ad accedere alle cure mediche. “Italiani e stranieri, in strada ci sono sempre più persone. Incontriamo anche lavoratori precari che per colpa degli affitti molto alti non possono permettersi una casa, altri per via della loro età fanno più fatica a rientrare nel mercato del lavoro poi c’è chi ha rotto i rapporti con la famiglia e si trova senza un tetto sopra la testa”.

Con alcuni senza dimora i volontari della Comunità di Sant’Egidio instaurano un rapporto che va oltre il semplice aiuto: “Il rischio maggiore è quello di cadere nello sconforto e perdere ogni speranza – sottolinea Passerini – cerchiamo di costruire un rapporto personale aiutando chi vive per strada a uscire dalla marginalità”. Talvolta basta un caffè per stabilire un contatto, altre volte, soprattutto gli stranieri, vengono accompagnati nei vari uffici per aiutarli a districarsi con la burocrazia italiana. “Quando ci capita festeggiamo i vari compleanni assieme, parliamo di persone che si trovano lontane dalle loro famiglie e spesso sono sole”.

Uno dei momenti più belli? Quando i volontari hanno portato un giovane ragazzo pakistano a pattinare sul ghiaccio: “Non lo aveva mai fatto è stato emozionante. Una ragazza che ci aiuta un giorno mi ha detto che era arrivata a Sant’Egidio convinta di fare volontariato ma frequentando i senza dimora ha trovato amicizia dove mai avrebbe pensato” ricorda Passerini. Mentre continuano le uscite serali i volontari stanno organizzando una cena per la vigilia di Natale da passare in compagnia di chi vive per strada: “Siamo fedeli al nostro motto che dà l’idea dell’ispirazione evangelica che ci anima: ‘Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me’”.