Negli anni ’60 in Italia è stata modella per Roberto Capucci, Simonetta Colonna di Cesarò e Alberto Fabiani, tentando anche la carriera cinematografica a Cinecittà con una piccola parte nel film “8½” di Federico Fellini, ma dopo l’incontro fatale con Coco Chanel è diventata stilista: Jackie Rogers è morta, per un’insufficienza cardiaca, in un ospedale di Manhattan all’età di 90 anni, come ha annunciato oggi un suo portavoce al “New York Times”. Forte della sua esperienza di frequentazione dell’élite europea e statunitense, insieme al suo occhio per l’eleganza e alla sua personalità smisurata (anche se a volte abrasiva), Rogers ha alimentato una carriera di cinque decenni come couturier di riferimento per le star del cinema e della mondanità, a cui confezionava abiti su misura. Fin dagli anni Settanta, Rogers si era rivolta alle celebrità con la sua linea di abbigliamento elegante, che vendeva nelle boutique che ha gestito negli anni a New York, Palm Beach e negli Hamptons. Rogers ha iniziato la sua carriera di stilista a metà degli anni Sessanta, confezionando giacche sportive e pantaloni da uomo di gusto modaiolo – tra i suoi clienti c’erano anche Jack Nicholson e Dustin Hoffman – nella sua boutique di Madison Avenue. A metà degli anni ’70 si dedicò al design femminile. Presenza fissa nel Women’s Wear Daily, era nota per i suoi top, abiti e vestiti elegantemente scolpiti, in seta fluida, raso o organza, spesso in rosa elettrico, blu, giallo e altri audaci colori confetto. Le sue creazioni, spesso realizzate su ordinazione, non erano economiche – i suoi abiti venivano venduti a più di 5.000 dollari – ma attiravano clienti come Diana Ross, Salma Hayek, Patti LuPone, Barbara Walters e Nicole Kidman.