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Afroamericano ucciso a Memphis, Biden invita a restare calmi

Un afroamericano è morto dopo un pestaggio a sangue da parte degli agenti della polizia, ora accusati di omicidio di secondo grado.

Joe Biden
Joe Biden – Nanopress.it

La paura adesso è che questo episodio riporti alla mente la tragedia di George Floyd e scateni nuove agitazioni, così il presidente americano Joe Biden è intervenuto invitando a mantenere la calma.

Afroamericano ucciso a Memphis

Si è verificato l’ennesimo pestaggio in America, stavolta a Memphis, dove i poliziotti hanno pestato a sangue un afroamericano. I cinque agenti sono accusati di omicidio di secondo grado, soprattutto i vertici, e fra tutti aleggia la paura che nel Paese ci sia una nuova ondata di proteste come quelle che avvennero dopo la morte di George Floyd.

In quell’occasione le città americane furono messe a ferro e fuoco dalle rivolte di coloro che puntavano il dito contro le forze dell’ordine, accusando pesantemente chi dovrebbe proteggere, di utilizzare metodi brutali senza motivo, anche contro chi non è armato.

“il dipartimento di giustizia sta conducendo le indagini ma invito la famiglia a unirsi a un appello di proteste pacifiche. è comprensibile essere indignati ma la violenza non deve essere accettata”

questo l’appello lanciato dal presidente americano che ha espresso vicinanza alla famiglia dell’afroamericano, di nome Tyre Nichols.

Il 29enne è morto tre giorni dopo che la polizia lo ha fermato per un controllo stradale, in seguito a una guida spericolata.

Le parole di Biden sono arrivate preventivamente, il giorno prima della pubblicazione del video delle bodycam che indossavano gli agenti, il quale sembrerebbe contenere immagini sconvolgenti.

La dinamica

La famiglia della vittima ha già avuto modo di visionare il video delle bodycam che sono in dotazione agli agenti e sembra che conterrebbero immagini scioccanti, nonché prove schiaccianti nei loro confronti.

Tant’è vero che i 5 agenti sono stati licenziati ed è stata aperta un’indagine nei loro confronti. Anche loro sono afroamericani: Tadarrius Bean, Demetrius Haley, Emmitt Martin III, Desmond Mills Jr. e Justin Smith.

Gli agenti licenziati
Gli agenti licenziati – Nanopress.it

Tramite il video del fermo è stato possibile capire le vere cause della morte di Nichols, infatti sebbene fosse stato fermato per un normale controllo, sembra sia stato violentemente percosso in maniera crudele.

Commentando la vicenda che si è svolta il 7 gennaio, l’avvocato dell’uomo ha dichiarato che è stato picchiato come si fa con una pignatta e nessun genitore dovrebbe mai vedere quelle immagini atroci.

Gli agenti sono stati licenziati alcuni giorni dopo, quando la loro posizione è stata chiarita. Il pestaggio verso il ragazzo è durato per 3 interminabili minuti, durante i quali era completamente indifeso e di certo da solo non poteva fronteggiare i 5 uomini.

L’episodio come dicevamo, ricorda molto quello di Floyd e come in quell’occasione, anche stavolta c’è una vittima della violenza delle forze dell’ordine, le ultime persone che dovrebbero pestare in questo modo un essere umano.

Dopo le violenze l’afroamericano ha accusato importanti difficoltà respiratorie poiché le percosse hanno raggiunto soprattutto il torace, così è stato accompagnato in ospedale dove è morto probabilmente a causa di un’emorragia verificatasi poco dopo.

Ora gli agenti dovranno rispondere dell’accusa di omicidio ma anche aggressione e sequestro di persona.

Il ragazzo era padre di un bambino di 4 anni ed è stato ricordato con molto affetto da quanti lo conoscevano. La sua famiglia è letteralmente distrutta e proprio per questo Biden è intervenuto per invitare alla calma nonostante l’episodio sia davvero terribile.

Violenze analoghe

Violenze di questo tipo si verificano troppo spesso ed è già la seconda contro un nero dall’inizio dell’anno. Il 3 gennaio a Los Angeles infatti l’insegnante Keenan Anderson è morto a causa di un arresto cardiaco dopo che un agente lo ha colpito con un taser e soffocato.

L’uomo pronunciò le sue ultime parole contro l’aggressore, affermando che lo stavano uccidendo con la stessa indifferenza mostrata verso George Floyd, il caso più altisonante simile a questi.

La tragedia di George iniziò anche in quel caso con un fermo. George Floyd morì nel 2020 a Minneapolis dopo un arresto da parte di 4 agenti della polizia. Per immobilizzarlo, nonostante non opponesse resistenza, un poliziotto lo tenne immobilizzato per 9 minuti spingendo il ginocchio sul suo collo fino a perdere conoscenza.

Venne portato in ospedale dove morì. Seguirono condanne per omicidio e per violazione dei diritti civili e ora nell’episodio che abbiamo raccontato oggi, vediamo come ci sia ancora molta strada da fare in questo senso.