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Agricoltura e allevamento di montagna: “Costi energetici troppo alti, molte imprese non riusciranno a sopravvivere”. Chiesta mano libera su lupi, orsi e cinghiali

TRENTO. L’Italia si appresta a cambiare governo e mentre a Roma si negozia sui futuri ministri le associazioni di categoria iniziano a presentare le loro richieste. La Cia-Agricoltori italiani Trentino ha presentato una lista di proposte per aiutare il settore dell’agricoltura e dell’allevamento di montagna per il quale “è fondamentale attivare procedure e azioni di tutela specifiche e peculiari”.

Allevatori e agricoltori chiedono di agire tempestivamente perché i problemi, soprattutto legati al caro bollette, rischiano di mettere in crisi molte attività. “Nel momento in cui un’impresa deve sospendere la sua attività perché non più in grado di mantenere l’equilibrio economico – sottolinea la Cia – è necessario chiedersi se poi potrà riprendere a lavorare quando le condizioni lo permetteranno. In agricoltura però nessuna impresa può sospendere la sua attività a meno che non si sobbarchi costi enormi di ripristino perché i tempi della natura non permettono di interrompere nulla. Inoltre alcuni tipi di attività, come quella zootecnica, la chiusura rischia di essere definitiva, non solo per quei titolari, ma per chiunque volesse eventualmente prenderne il posto”.

Per questo dalla Cia chiede maggiore autonomia d’azione. Come già anticipato un tema fondamentale sono i rincari sull’energia. “Le utenze energetiche e di gas hanno raggiunto costi eccessivi e al di fuori di ogni possibile capacità di sopportazione. Se non si interviene immediatamente non possiamo aspettarci che le imprese sopravvivano”. Da qui la richiesta di fermare le forme di speculazione avviando al contempo politiche di produzione di energia locale e nazionale per limitare la dipendenza.

Agricoltori e allevatori però chiedono anche di riformare il mercato del lavoro “per riuscire a rispondere alle sempre crescenti difficoltà che le imprese hanno nel reperire manodopera, abbiamo bisogno di maggiore flessibilità nelle operazioni stagionali che potrebbero rimettere in moto, almeno in parte, il sistema occupazionale”.

Tanto in quota quanto in pianura permane il problema della siccità, per questo dovranno essere migliorate le infrastrutture irrigue per ottimizzare l’uso dell’acqua: “Sarà indispensabile realizzare bacini di accumulo per ammassarla quando disponibile”. Fra le parole d’ordine ci sono pure “sburocratizzazione” e “sviluppo territoriale”.

“Si sente spesso parlare di salvaguardia del territorio – dice la Cia – ma con troppa facilità però non si adottano processi, controlli e azioni adeguati alle reali necessità, imponendo metodi e tecniche insostenibili. L’abbandono territoriale è una piaga che già altri territori stanno vivendo e che rischia di diventare realtà anche nel nostro Trentino”.

Infine, oltre ad agevolazioni su credito e investimenti nella ricerca per la sostenibilità ambientale, agricoltori e allevatori chiedono mano libera sui grandi carnivori. “La presenza sempre maggiore di fauna selvatica nelle coltivazioni rischia di comprometterne la continuità”, sostiene la Cia. “Si deve passare da processi di tutela ad azioni di gestione intervenendo in difesa delle aziende agricole. Lupi, orsi, cinghiali, ma anche ungulati e corvidi devono essere controllabili in tutte le forme possibili per contenere le loro azioni dannose e non sempre risarcite adeguatamente”.