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Alessia Piperno, la telefonata fra Di Maio e il ministro iraniano per la sua liberazione

Sono cominciate le delicate operazioni per la liberazione di Alessia Piperno, la giovane italiana arrestata una settimana fa in Iran. Il ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio, ieri ha sentito al telefono quello iraniano, Hossein Amirabdollahian. Ne ha dato notizia anche l’agenzia statale di Teheran, Irna. Secondo gli esperti, si tratta di un passo informale molto importante e anche positivo: gli iraniani stanno dimostrando l’intenzione di collaborare. A Di Maio è stato assicurato che a breve arriveranno notizie ufficiali. 

Ma, come il governo iraniano stesso ha poi comunicato ai media, l'Iran ha messo anche altro sul piatto della bilancia: ha chiesto all'Italia un impegno diretto per revocare le sanzioni e ristabilire un rapporto bilaterale corretto con il nostro Paese e l'Europa. «Siamo insoddisfatti delle posizioni e degli interventi di alcuni funzionari europei nei recenti interventi», si legge nella nota ufficiale divulgata da Irna (il riferimento è, appunto, alle minacce di sanzioni in relazione alla morte di Mahsa Amini e alla dura repressione delle proteste). «Se l’Unione Europea vuole intraprendere un’azione frettolosa e sconsiderata con un duplice atteggiamento, dovrebbe attendere l’azione effettiva e reciproca della Repubblica islamica dell’Iran». Sembra evidente, insomma, la volontà di politicizzare l'arresto a prescindere dalle condizioni che lo hanno determinato. Proprio per questo motivo, le più fonti autorevoli chiedono di mantenere il silenzio, per evitare di compromettere il lavoro che viene fatto per riportare la donna a casa.

Finora, nessun diplomatico italiano è ancora riuscito a parlare direttamente con Alessia Piperno. La donna si trova nel carcere di Evin, nella parte nord della capitale, tristemente noto per i metodi crudeli con cui vengono trattati i detenuti, fra pressioni psicologiche, torture e pestaggi. Alessia sarebbe in salute, ma preoccupata per la situazione in cui si trova.

E non è ancora stata notificata l’accusa in base alla quale la travel blogger romana sarebbe stata arrestata, anche se – informalmente - è stato comunicato all'Italia che la giovane donna avrebbe partecipato ad alcune delle manifestazioni che si stanno svolgendo in questi giorni nel Paese. Dai post pubblicati su Instagram, si desume che Alessia Piperno abbia trascorso un periodo anche nel Kurdistan iraniano, costantemente controllato a causa delle istanze anti regime. Un luogo in cui una donna straniera non passa inosservata. La giovane si trovava in Iran da due mesi e mezzo: aveva un regolare visto che però scadeva il 14 settembre. Voleva tornare in Pakistan, ma non aveva ancora ottenuto il lasciapassare. Per questo motivo avrebbe avuto il permesso di rimanere fino a metà ottobre in Iran, dove, però, le proteste scatenate dopo la morte di Mahsa Amini vengono represse molto duramente e con grande violenza.

Alessia Piperno stava festeggiando il suo trentesimo compleanno con un gruppo di amici, per lo più europei, che soggiornavano nel suo stesso ostello, fuori da Teheran. È allora che potrebbe essere stata arrestata.

Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International, spiega che «l'Iran ha detto di aver fermato nove stranieri che avrebbero preso parte alle manifestazioni. Se questa fosse l'accusa anche per Alessia, sarebbe del tutto ingiustificata».

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