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Alloggi turistici “fantasma”, nel 2021 c’erano 11mila appartamenti iscritti al Cipat. Marini: “Che fine hanno fatto i controlli di Comuni e polizia locale?”

TRENTO. Recentemente la Provincia ha presentato una legge che estende il codice identificativo per gli alloggi turistici a tutte le strutture ricettive. D’ora in avanti gli alloggi per tempo libero e vacanza dovranno apporre la targhetta all’esterno dell’immobile, l’obbligo riguarda anche gli agriturismi. Inoltre chi svolge attività d’intermediazione immobiliare e i soggetti che gestiscono portali telematici e che pubblicizzano, promuovono o commercializzano le strutture ricettive e gli alloggi per uso turistico dovranno pubblicare il codice identificativo turistico provinciale sugli strumenti utilizzati.

La Provincia intende porre un freno al fenomeno dei cosiddetti alloggi turistici “fantasma”. Come anticipato da un’inchiesta de Il Dolomiti, solo nell’Alto Garda, sarebbero circa 300 gli appartamenti turistici “fantasma” che vengono affittati senza però essere registrati negli appositi registri. Questo almeno quanto emerge dal software statunitense che l’Apt Garda Dolomiti ha utilizzato per mappare l’andamento annuale del mercato immobiliare.

Questa forma di evasione, oltre a far aumentare in maniera sproporzionata i prezzi degli affitti per i residenti, potrebbe essere molto diffusa. Recentemente la guardia di finanza di Cavalese ha identificato 140 persone che per non pagare l’Imis avevano trasferito la loro residenza in montagna, anche se poi in realtà usavano l’abitazione solo per brevi periodi di vacanza o peggio ancora la affittavano ai turisti. Tutto ciò ha generato un ammanco per oltre 550mila euro.

Nell’Alto Garda invece, incrociando i dati raccolti con il software e quelli presenti sulle varie piattaforme come Air B&B l’Apt ha ottenuto nomi e cognomi di chi affitta, ma anche gli indirizzi, il numero di stanze e persino i prezzi degli appartamenti turistici presenti nei comuni di Riva del Garda, Arco, Nago-Torbole, Tenno, Ledro, Dro e Drena. Come già anticipato sono oltre 1.700 gli alloggi occupati dai turisti, circa 300 in più di quelli che alla Provincia (dato gennaio 2021) risultavano regolarmente muniti di codice Cipat. Sarebbero invece un’ottantina quelli di cui l’Apt non è riuscita a reperire i dati in merito all’iscrizione (obbligatoria come il codice Cipat) nel registro provinciale Dtu.

Le incongruenze potrebbero essere l’indizio di una forte evasione fiscale, compreso il mancato pagamento della tassa di soggiorno. Quest’ultima è una questione che dovrebbe stare particolarmente a cuore alle varie amministrazioni visto che la tassa di soggiorno, almeno in parte, ritorna nelle casse comunali pertanto dovrebbe esserci tutto l’interesse per scoprire se qualcuno non sta rispettando le regole. Per fare un esempio, secondo i calcoli del consigliere del Partito Democratico Alessio Zanoni solo al Comune di Riva (ogni anno) verrebbero a mancare circa 91mila euro. Inoltre potrebbero configurarsi degli abusi edilizi qualora dei vani fossero stati riconvertiti senza i dovuti permessi.

Ora il consigliere provinciale Alex Marini del Movimento 5 Stelle è tornato sulla vicenda chiedendo alla Provincia di fare chiarezza. Non solo, perché in una precedente interrogazione sullo stesso argomento (sempre presentata da Marini), l’assessore al Turismo Roberto Failoni aveva dichiarato che gli alloggi con un codice Cipat (registrati a inizio 2021) erano circa 11mila. “Qualche Comune – affermava Failoni – ha già iniziato a verificare la coerenza dei dati relativi agli alloggi che si pubblicizzano, promuovono o commercializzano nei propri territori in piattaforme come ‘Airbnb’, ‘Booking’, ‘Subito’ e altre, con i dati inseriti nella piattaforma informativa provinciale”. I controlli però, aveva specificato l’assessore, avrebbero richiesto molto tempo.

“Anche il presidente dell’Asat Battaiola – ricorda Marini – è intervenuto sull’argomento dichiarando che sono ancora pochi coloro che utilizzano il codice Cipat e che la maggior parte di coloro che affittano gli appartamenti sulle piattaforme online lo fanno senza avere formalmente un’attività economica e questo provoca una stortura del mercato e un aumento dei prezzi per i residenti e per coloro che si devono trasferire nelle località turistiche per motivi lavorativi”.

A questo punto Marini chiede conto dei risultati dei controlli effettuati da Comuni e polizia locale: “Sarebbe utile conoscere anche il dato aggiornato sul numero di appartamenti ad uso turistico identificati con il Codice identificativo turistico provinciale”. Il consigliere del M5s però chiede anche se sia mai stata condotta un’indagine dopo le rivelazioni de Il Dolomiti che riguardano le interpretazioni divergenti dei dati Cipat da parte di Asat e dell’Apt del Garda.