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Caso Cospito, il governo: "Lo Stato non scende a patti con chi minaccia"

Il caso

Palazzo Chigi chiude la porta (per ora) alla revoca del 41 bis dopo le azioni di protesta di questi giorni da parte del fronte anarchico. Antigone: "No a trattamenti contrari al senso di umanità"

"Lo Stato non scende a patti con chi minaccia". Sta tutta in questa frase la risposte del governo alla mobilitazione degli anarchici che in questi giorni hanno portato avanti diverse azioni per chiedere lo stop al carcere duro a cui è sottoposto Alfredo Cospito, detenuto in regime 41 bis nel penitenziario di Sassari e in sciopero della fame dallo scorso ottobre.

La nota di Palazzo Chigi

"Gli attentati compiuti contro la nostra diplomazia ad Atene, Barcellona e Berlino, come pure quello di Torino, le violenze di piazza a Roma e Trento, i proiettili indirizzati al direttore del Tirreno e al procuratore generale Francesco Saluzzo, la molotov contro un commissariato di Polizia: azioni del genere non intimidiranno le istituzioni. Tanto meno se l'obiettivo è quello di far allentare il regime detentivo più duro per i responsabili di atti terroristici", si legge in una nota di Palazzo Chigi, che cita gli ultimi casi che hanno visto protagonisti gli anarchici che sostengono Cospito. 

L'intelligence teme un'escalation

Le azioni finora si sono limitate, negli episodi più eclatanti, ad atti di vandalismo (consolato italiano di Barcellona), al rogo delle automobili di due diplomatici italiani (Atene e Berlino), e allo scontro con la polizia (Roma e Trento). Oggi, una molotov è stata lanciata contro un commissariato a Roma senza provocare danni o feriti, mentre una lettera di minacce è stata recapitata al giornale Il Tirreno. 

L'intelligence teme un'escalation. Sempre oggi, un'altra protesta, pacifica, ha radunato un centinaio di anarchici davanti al carcere di Bancali, a Sassari. I manifestanti chiedono la fine del carcere duro per Cospito, contestando anche la misura dell'ergastolo ostativo, ritenuta, così come il 41 bis, "inumana e ingiusta". 

Perché Cospito è in carcere

Non sono solo gli anarchici a chiedere una revisione della pena e del regime detentivo del 56enne. Cospito è stato ritenuto responsabile di aver piazzato, tra il 2 e il 3 giugno del 2006, due ordigni a basso potenziale presso la Scuola allievi carabinieri di Fossano, in provincia di Cuneo, la cui esplosione non ha causato vittime. Nonostante questo, lo scorso luglio la Cassazione ha riformulato l'accusa ai danni del detenuto in strage contro la sicurezza dello Stato, un reato che prevede anche l'ergastolo ostativo, il cosiddetto "fine pena mai", e a cui non si è fatto ricorso neanche in casi di stragi con mafiose con diverse vittime.

Dopo sei anni passati in regime in alta sicurezza, lo scorso aprile le sue condizioni detentive sono peggiorate con il passaggio al regime del 41 bis. Un passaggio motivato da alcune lettere inviate da Cospito ad altri anarchici che prefigurerebbero il tentativo di creare e guidare dal carcere un'organizzazione criminale di stampo terroristico. Da ottobre, l'uomo ha deciso di protestare contro questo trattamento, entrando in sciopero della fame: avrebbe perso 40 chili e nei giorni scorsi è caduto nella doccia fratturandosi il setto nasale. In seguito all'aggravarsi delle sue condizioni di salute, il Garante nazionale delle persone private della libertà, Mauro Palma, ne ha chiesto il trasferimento con urgenza. Il 7 marzo è attesa la discussione in Cassazione sul ricorso del legale di Cospito contro il 41 bis. Lunedì il ministro della Giustizia Carlo Nordio risponderà in commissione Giustizia della Camera a un'interrogazione sul caso.

L'appello di Antigone

Per ora, Palazzo Chigi sembra chiudere la porta alle istanze di Cospito, una mossa che ha ricevuto il plauso soprattutto di Fratelli d'Italia. Di diverso avviso Antigone, l'associazione che si batte per i diritti dei detenuti. "Le pene non devono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità. Dunque si cambi il regime penitenziario, si revochi il 41 bis, lo si trasferisca dove ci sia più attenzione alla cura", ha detto il presidente di Antigone, Patrizio Gonnella. Sulla stessa linea il senatore del Pd Walter Verini: "Solidarietà e vicinanza a chi difende la sicurezza di tutti. Altra cosa è evitare da parte dello Stato che un carcerato come Cospito muoia in carcere. Trasferirlo in un carcere con un centro clinico attrezzato, come chiede il Garante dei detenuti, è giusto, in attesa del pronunciamento della Cassazione sul suo 41 bis, che comunque dovrebbe essere più ravvicinato possibile. E se questo servisse ad evitare tensioni dentro le carceri e ad isolare ulteriormente attentatori e criminali, sarebbe una cosa utile", ha dichiarato Verini.