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Castelnuovo di Farfa, agosto 1947: campo profughi di GRANICA

Castelnuovo di Farfa-agosto 1947 – Campo profughi di GRANICA. I prigionieri italiani in Russia e quelli russi nel campo di Farfa Sabina. Le Affermazioni del gen. Golubev (URSS) smentite dal capo della polizia italiana. Ricerca Storica Campi profughi in Sabina a cura di Franco Leggeri

Roma, 6 agosto 1947 – L’agenzia «Reuters» ha diramato la seguente corrispondenza proveniente da Mosca: « Il tenente generale Golubev, membro del Consiglio dei ministri dell’Urss, parlando alla delegazione delle donne italiane che attualmente visitano la Russia ha detto che il rimpatrio degli italiani è stato iniziato nei primi giorni dell’agosto 1945 su iniziativa del Governo sovietico.

Da allora sono stati rimpatriati 146.775 italiani fra i quali 146 generali e 21.097 prigionieri di guerra. In varie date, tutti questi uomini sono stati trasferiti ai rappresentanti del comando americano o britannico o a rappresentanti italiani. Mentre 12.273 italiani vennero rinviati in patria nel 1946, nel 1947 si sono avuti rimpatri individuali con un totale di-43 uomini. Attualmente — ha proseguito il generale russo — nei campi di concentramento sovietici si trovano solo 6 italiani che attendono di essere rimpatriati, mentre altri 28, colpevoli di delitti arrecati contro cittadini sovietici in territorio russo, rimarranno ancora nei campi come prigionieri di guerra ».

Il gen. Golubev ha poi accusato le autorità italiane di non avere collaborato con i funzionari sovietici preposti al rimpatrio di 1124 cittadini sovietici in Italia e di averne intralciato l’opera. Il gen. Golubev ha dichiarato che i cittadini sovietici vengono fatti rimpatriare « mezzi nudi e con razioni alimentari sufficienti per sole ventiquattro ore ». Egli ha aggiunto che :« il 15 luglio scorso, soltanto 13 dei 26 cittadini russi residenti nel campo di Farfa Sabina, che dovevano rimpatriare, sono stati lasciati partire » e che « gli altri sono stati incarcerati per aver espresso il loro malcontento per la lunga permanenza nel campo». Il generale Golubev ha detto inoltre: « I cittadini sovietici che sono rimasti a lungo nei campi e nelle prigioni italiane sono costretti a fare lo sciopero della fame in segno di protesta. Oltre mille cittadini sovietici in mano degli italiani non possono tornare in patria». Golubev ha soggiunto: « Il Governo sovietico ha rimpatriato tutti gli italiani; noi chiediamo che il Governo italiano si comporti nello stesso modo nei confronti dei nostri cittadini ».

Il generale Golubev ha dichiarato inoltre che «le autorità sovietiche hanno chiesto al Governo italiano di istituire un centro di raccolta per i cittadini sovietici, ma che tale richiesta è stata respinta col pretesto che le autorità italiane non sono in grado di provvedere i rimpatrianti di vestiario, viveri e mezzi di trasporto».

Sul merito di queste accuse, il capo della Polizia italiana, dott. Luigi Ferrari, per la parte di sua competenza ha dichiarato quanto segue: «Le accuse mosse dal gen. Golubev sono completamente prive d’ogni fondamento ed indubbiamente frutto di informazioni inesatte. Da parte delle autorità italiane è sempre stata data piena collaborazione ai funzionari sovietici in Italia. Essi sono tuttora autorizzati a prendere contatti diretti con i propri connazionali raccolti negli appositi centri. Da parte italiana viene rispettata pertanto, senza limitazioni di sorta, la libera decisione degli internati di rimpatriare o meno, espressa e verbalizzata alla presenza degli stessi funzionari sovietici. I volontari al rimpatrio vengono consegnati nel luogo ed alla data fissata dalle stesse autorità sovietiche ed equipaggiati e vettovaglie adeguatamente. «Coloro che rifiutano il rimpatrio rimangono nei centri di raccolta fino alla data in cui possano essere avviati in altri paesi da loro preferiti. Circa poi il rimpatrio dell’ultimo scaglione del 15 luglio, cui fanno riferimento le dichiarazioni del generale Golubev, posso precisare al generale che in data 16 luglio sono usciti dalla frontiera di Tarvisio, consegnati ad un convoglio sovietico, 13 russi provenienti da Farfa Sabina, 6 da Lipari e 2 da Roma”

prosegue il dott. Luigi Ferrari :«Altri 6 sudditi russi che avrebbero dovuto rimpatriare sono stati trattenuti al carcere di Roma perché a disposizione dell’autorità giudiziaria, in quanto accusati di furti aggravati. Devo precisare e aggiungere che il trattamento agli internati nei centri di raccolta è lo stesso che il Governo italiano usa agli altri detenuti; senonché a tutti gli internati, indistintamente, vengono elargiti con frequenza viveri supplementari, indumenti e generi di conforto, ad opera di missioni Internazionali e specie della Commissione Pontificia di Assistenza, che hanno ogni facilitazione d’ingresso in detti centri e non solo prendere contatti diretti con gli internati. “Il ministro degli Interni, On. Mario Scelba, è in possesso di dichiarazioni e di un rapporto spontaneamente rilasciati da missioni straniere sul soddisfacente andamento dei centri di raccolta, che sono costituiti da edifici di nuova costruzione appositamente attrezzati per ogni garanzia di igiene.”

Documenti- Ricerca Storica Campi profughi in Sabina- Ricerca  a cura di Franco Leggeri