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Castelnuovo di Farfa – Piccole Storie dal Campo Profughi GRANICA

Castelnuovo di Farfa (RIETI)-Piccole Storie dal Campo Profughi GRANICA – Ritrova il figlio creduto morto . Il figlio era nato nel campo profughi Farfa Sabina.

Roma, 15 novembre 1954 – Una dolorosa e romanzesca vicenda avrà forse il suo epilogo a Roma. Da sabato la Questura della capitale si interessa alle ricerche di un bimbo che, scomparso dal campo profughi di Farfa Sabina tre anni orsono, sarebbe ora presso una famiglia che l’avrebbe adottato. I personaggi principali della vicenda sono un uomo bigamo, già prigioniero in Germania, una tedesca diventata italiana, un benestante del Bergamasco, una seconda moglie, il piccolo Ugo e una slava di nome Paola.

La storia ebbe inizio in un campo di concentramento in Germania a Braunschweig, il 23 luglio 1945. In quel giorno il prigioniero italiano Gastone Nencioni sposava la tedesca Rosefrieda Grussendorf. Poco dopo il matrimonio, la sposa ed il Nencioni riuscivano ad entrare clandestinamente in Italia e a stabilirsi a Campiglia Marittima in Toscana. Ma un certo giorno, le autorità locali sì interessarono della posizione della signora Nencioni; scoperto il suo ingresso clandestino in Italia, il pretore di Piombino condannò la Rosefrieda Grussendorf a’ due mesi di prigione. Scontata la condanna, la moglie di Gastone Nencioni tornò a casa, ma nel 1949 l’uomo fu arrestato e condannato. Dal carcere il Nencioni riuscì a far mandare al campo profughi di Farfa Sabina sua moglie, quale straniera.

La donna giunse a quel campo quando era al terzo mese di gravidanza e il 25 dicembre dei 1951 diede alla luce un piccino al quale impose il nome di Ugo e il suo cognome di nubile. Infatti non essendo stato registrato il matrimonio netta città natale di Gastone Nencioni, lei risultava nubile e il marito celibe. Il Ministero di Grazia e Giustizia, che era stato interessato alla vicenda, accolse la tesi della donna facendola dimettere dal campo di Farfa Sabina.

Al momento dell’uscita dal Campo Profughi di Farfa la donna, su consiglio delle suore, acconsenti a lasciare il bimbo ad una assistente, con l’intesa di tornare a riprenderlo al più presto. Tornò a Campiglia Marittima ma ivi apprese che suo marito si era risposato, il 21 settembre del 1951, nella parrocchia di Casale Marittimo con Gina Oresti. Per quanto facesse la donna non riuscì a trovare l’uomo. Finalmente un certo giorno incontrò a Firenze un marinato il quale le assicurò che il ‘suo’ marito si era suicidato. La donna si unì allora con un benestante bergamasco, Agostino. trasferendosi a Verdello. Dopo qualche tempo Rosefrieda Grussendorf tornò a Farfa Sabina per riprendere il piccolo Ugo. Parlò con la Madre superiora e questa le disse che Ugo non era più.

L’assistente da tempo aveva lasciato il posto. Forse, il piccolo era morto. Col cuore schiantato dal dolore la donna tornò alla casa di Verdello. Ma ecco che in questi giorni le giunse da parte di una conoscente una strabiliante notizia: una sua antica amica del campo Farfa, rilasciata dal Centro raccolta e stabilitasi a Roma, Paola Schiwioschi, già cittadina slava, ha scritto ad una terza amica dicendole che il figlio di Rosefrieda, fin dal 1952, era stato affidato ad una ottima famiglia romana che aveva manifestato il desiderio di prenderlo con sé.

Ricerca Storica Campi profughi in Sabina a cura di Franco Leggeri

-Piccole Storie dal Campo Profughi Farfa Sabina-

Bibliografia- Ricerca Archivi e Biblioteche varie.

L’ordine pp. 88-89,225-L’Italia Libera del 25 settembre 1943.D.Sensi, “pagine partigiane”, in Corriere Sabino del 15 aprile del 1945. G.Allara, “ Dopo Anziao: la battaglia del Monte Tancia”, in Aa.Vv., La guerra partigiana in Italia, Edizioni Civitas, Roma 1984, pp.66 e 67. Musu-Polito, Roma ribelle, pp. 114-115. Bentivegna-De Simone, Operazione via Rasella pp. 89-90., Roma e Lazio 1930-1950 pp.542,545. Piscitelli, Storia della Resistenza pp.325,326,327.

Giuseppe Mogavero- La resistenza a Roma-1943-1945-Massari Editore

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