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Cesate: don Lorenzo racconta la parrocchia tra passato, presente e futuro

Cesate: il parroco Don Lorenzo racconta la parrocchia tra passato, presente e futuro.
Il parroco è una figura fondamentale all’interno di una comunità, anche a livello di coesione sociale e aiuto, a tal proposito abbiamo rivolto qualche domanda a Don Lorenzo Stefan che ci ha raccontato il suo arrivo a Cesate, il rapporto con la comunità, la vita della parrocchia e le prospettive future.

Come e quando è avvenuta la proposta e la scelta della cittadina di Cesate?

“Dopo 12 anni trascorsi a Turate come vicario parrocchiale, nella primavera del 2004 era ormai maturo il tempo di un cambiamento. Potrei dire che il trasferimento è avvenuto in accordo con il parroco di Turate e il vicario episcopale senza alcun genere di problema, accogliendo la destinazione che il vicario episcopale mi ha proposto. Devo onestamente dire che quando ho accettato la proposta del vicario episcopale non conoscevo affatto Cesate, ma questa è una costante in tutti i trasferimenti che ho vissuto”.

Come è stata l’integrazione con questa cittadina?

“L’integrazione a Cesate è avvenuta immediatamente. Credo che poche persone abbiano un impatto sociale come quello di un sacerdote che giunge in paese. In tempo zero tutti ti conoscono. Da parte mia c’è voluto un po’ più di tempo per conoscere e apprezzare le persone. Un ringraziamento particolare è rivolto a don Achille Fumagalli che ha facilitato il mio ingresso in queste comunità nell’anno che abbiamo trascorso insieme a Cesate”.

Come si palesano le relazioni esterne in particolare con le amministrazioni pubbliche civili?

“Le relazioni con l’amministrazione comunale e con le forze dell’ordine sono ottime ed improntate ad una proficua collaborazione nel rispetto reciproco dei diversi ruoli. Credo che questo sia un punto importante e da non sottovalutare dal momento che si tratta delle uniche istituzioni presenti in paese, oltre alle molte associazioni evidentemente”.

Don Lorenzo racconta la sua parrocchia

Quali sono i punti di forza della parrocchia e quelli invece su cui lavorare?

“L’aspetto sociale delle nostre parrocchie è ancora molto forte, per cui tutti i momenti di socialità sono ben vissuti e anche da molte persone. L’annuncio del vangelo e la vita di fede è invece un po’ più faticosa. Ma questa osservazione credo valga per tutte le parrocchie della diocesi”.

Quali sono i suoi progetti futuri?

“Credo che ci siano due aspetti importanti su cui concentrarsi. Il primo può essere definito così: creare comunità. Si tratta di favorire tutte le esperienze che generano comunione e che permettono alle due comunità parrocchiali non di omologarsi ma di vivere la piena esperienza di comunione. Questo avviene attraverso molte iniziative che si vivono nelle parrocchie ma anche attraverso proposte che in questi anni hanno portato buoni frutti come i viaggi in Terra Santa, in Sicilia, in Giordania e nel 2023 in Marocco. L’altro aspetto riguarda la proposta di fede che chiede di essere purificata da alcuni atteggiamenti legati alla tradizione per raggiungere maggiore consapevolezza sia a livello personale che comunitario”.

MG

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