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Che fatica avere tutto

Questo articolo è pubblicato sul numero 41 di Vanity Fair in edicola fino al 11 ottobre 2022


Tra le persone che si amano i discorsi esistenziali sono tabù. Credo sia perché chi ama – genitore, figlio, amante – non può sopportare l’infelicità dell’altro. Può vederla, cercare di risolverla, rimuoverla, ma non può sopportare di sentire le parole: «Sono infelice». Magari perché il legame con quella persona è così profondo che non si può evitare di pensare: «Ma come, non ti basta il mio amore?». O forse perché per chi ama l’infelicità dell’altro è più dolorosa della propria.
Verso la metà del nuovo romanzo di Marco Missiroli c’è uno di quei dialoghi intimi che tra genitori e figli si fanno forse un paio di volte nella vita. È notte e siamo in un territorio di spudorata verità, perché sta succedendo una cosa importante e non c’è più nulla da perdere o da nascondere. Il padre chiede al figlio Sandro – che ha avuto e forse ha ancora una forte e segreta dipendenza dal gioco d’azzardo – se gli è mai capitato un poker servito, o se è mai successo a qualcuno che conosce. Sandro risponde di sì, che è capitato a uno che conosceva. Allora il padre gli chiede: «Era felice?». E Sandro: «Non è che siamo mai felici noi». E dato che il padre ha il coraggio di chiedergli «Voi chi?», sta per aggiungere «Noi che siamo nel mezzo della vita». Ma il padre ormai è distratto,
oppure ha già capito.

Avere tutto di Marco Missiroli racconta come è difficile stare nel mezzo della vita. Come se quell’età in cui sembra di dovere e poter fare e avere tutto non fosse la più faticosa. Perché se stai sul divano a vent’anni passi, ma se ci stai a quaranta sei un fallito. Divano, cameretta, bar, bisca: ogni luogo nascosto dove ti senti protetto dall’impegno di vivere. Ed ecco che una dipendenza può farti sentire segretamente vivo, felicemente irresponsabile, crudele, perduto ma autentico ed eternamente giovane. Avere tutto parla di come è difficile diventare adulti, uccidere teneramente i genitori, decidere chi vogliamo essere e dire a chi amiamo chi siamo veramente.

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