Italy
This article was added by the user . TheWorldNews is not responsible for the content of the platform.

Chi è il vero cementificatore della nostra prigione?

Un contatto social posta un simpatico manifesto dal titolo «Le Corbusier. Il Ritorno». Un titolo alla Rambo e una grafica da film catastrofico anni '70 di quelli ambientati proprio dentro vertiginose pareti a specchio sempre sul punto di trasformarsi in inferni di cristallo per colpa del progettista troppo audace nella sua sfida alla tecnica, alla natura, alla sopportazione umana. Nel manifesto il famoso architetto coi suoi altrettanto famosi occhiali rotondi e papillon d'ordinanza è raffigurato enorme incombente sulla città e i cittadini che fuggono terrorizzati tra i grattacieli come davanti a Godzilla o ai pupazzi titanici impazziti di Ghostbusters. Perché se quei personaggi mostruosamente fantastici la città la distruggevano d'impulso facendone crollare le macerie in testa agli abitanti, il Modernismo di cui il famoso architetto svizzero è simbolo sostanza e anima progetta addirittura di peggio: usare le macerie per costruire una titanica macchina da tortura dentro cui richiudere per sempre quei cittadini e stritolarli nei ritmi implacabili dell'ingranaggio lavoro-dormire-mangiare-divertirsi. Tutto ad angoli spietatamente retti nella dittatura dei novanta gradi a cui non cuoce neppure la pastasciutta. Questo almeno nell'immaginario collettivo condiviso dall'epoca cosiddetta post-moderna.

Ma si chiedeva il contatto social nell'occhiello di presentazione di quel manifesto ripescato dagli anni '80 della post-modernità caciarona, chissà perché proprio le Corbusier e il modernismo classico della città-macchina ad angolo retto e edifici sviluppati in altezza vengono rappresentati come minaccia ambientale e forieri di «cementificazione», quando a ben vedere i pericoli sarebbero ben altri e incarnati da più subdoli ideologi. A partire dal profeta dell''organicità e immersione nella natura del progetto, quel Frank Lloyd Wright spesso proposto come vero antagonista dell'ingegnere svizzero, che però quando provava a ragionare oltre le singole accattivanti forme architettoniche non faceva davvero una bella figura. La sua Broadacre o città dispersa dell'autostrada come sarebbe meglio chiamarla, già dal nome pare incombere assai più minacciosa del Godzilla modernista sul territorio e i suoi abitanti, stavolta anche divisi peggio degli Orazi e Curiazi invece che accomunati nella fuga per le vie urbane davanti al mostro. Broad-acre: grandi spazi ma soprattuto circa mille metri quadrati di casa e giardino a persona, una botta ambientale micidiale anche al netto della spaghetteria autostradale indispensabile a gestire questa poco pionieristica e naturalistica frontiera suburbana in cui l'unica «organicità» pare quella delle capanne di tronchi diventate baite per turisti.

Eppure nessuno si sognerebbe mai di disegnare la caricatura del Profeta di Taliesin Wright mentre ci mette tutti in fila (magari con forme di fila curve e sinuose) in attesa del nostro destino a schiera o singolo, mono o doppio garage con tavernetta, irrigatore automatico a goccia o pioggia e prato semi sintetico sostituito dai giardinieri ogni due o tre stagioni. Il cattivo cementificatore insomma non si calcola neppure per la quantità di cemento e asfalto e pietre squadrate e legno morto piallato e metallo e plastica e vetro che sparge per terra. I criteri di misura sono altri e sembrano più che altro emotivi, spontanei, di pancia, forse addirittura indotti da qualche pubblicità o simili. Pare facile venderci la paura del vicolo scuro in fondo al qualche chissà che pericolo si nasconde, chissà che personaggio losco ci aspetta in agguato. O dell'edificio dalle forme esterne che evocano la torre, perché la torre è sempre una prigione,o qualcosa che serve per salire in altro con qualche scopo ma non per abitarci dentro, e poi quando si è in alto fa paura guardare giù. E poi diciamocelo «il suburbio fa bene all'economia» con tutte quelle lavatrici, asciugatrici, tripli televisori e congelatori, quadruple auto per fare qualunque cosa salvo dormire e la doccia, tutto da vendere, cambiare, smaltire, rinnovare, invece che magari riciclare coi vicini di pianerottolo: via il pianerottolo via la tentazione di condividere, discutere, scambiare. Meglio far paura con Godzilla le Corbusier e poi venderci la sostenibilità delle case sugli alberi, anzi al posto degli alberi che poi sporcano. Molto sostenibile e poco «cementificazione».

Riferimenti: La Città Conquistatrice – Sprawl Padano

Si parla di

Sullo stesso argomento