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Chi era Tyre Nichols, il giovane papà del caso che sta scuotendo l'America

È stato fermato per guida pericolosa  a cinquanta metri da casa sua ed è finito in ospedale, a Memphis, dove è morto tre giorni dopo. Inizia così la storia di Tyre Nichols, 29 anni, afroamericano, papà di un bambino di 4 anni. Il suo caso sta scuotendo l'America da quando nella notte tra venerdì e sabato la polizia di Memphis, nel Tennessee, ha pubblicato quattro video che mostrano cinque agenti, afroamericani come Nichols, picchiare brutalmente l'uomo, dopo averlo fermato per un normale controllo il 7 gennaio. Le immagini sono state rese disponibili dalle videocamere indossate dagli stessi poliziotti e da alcune telecamere di sorveglianza.

«Mamma, mamma!», gridava Tyre Nichols, mentre veniva colpito a calci, pugni e manganellate, come mostrano le immagini cruenti dei video disponibili in rete. Sperava di poter essere sentito dalla madre che era a casa, a pochi metri da lui. E quel grido ci riporta subito alla voce di George Floyd, che ripeteva la stessa parola, nella consapevolezza di non potersi salvare dalla ferocia brutale degli agenti che lo avevano fermato. Era il 25 maggio 2020, a Minneapolis e in poche ore le strade degli Stati Uniti si sono trasformate in manifestazioni contro il razzismo, al grido di «Black Lives Matter». Oggi, sta accadendo la stessa cosa.  A Washington i manifestanti si sono radunati a Lafayette Park, vicino a Black Lives Matter Plaza, e in K Street mentre a Boston hanno marciato lungo Tremont Street. La Nbc segnala manifestazioni di protesta anche a Sacramento, San Francisco, Atlanta, Asheville, Filadelfia, Providence e Dallas.

Nichols lavorava come corriere per FedEx, era un appassionato di skateboard e fotografia. «Amava suo figlio. Tutto ciò che stava cercando di fare era migliorare se stesso come padre per suo figlio di 4 anni», ha dichiarato il noto avvocato dei diritti civili Ben Crump, che rappresenta i genitori di Nichols. Per la morte del giovane padre, i cinque agenti sono stati licenziati e sono accusati di aggressione aggravata, rapimento aggravato e abuso d’ufficio, oltre che di omicidio «di secondo grado». Secondo Cerelyn Davis, a capo della polizia di Memphis, che ha paragonato il pestaggio di Nichols a quello di Rodney King, che scatenò le proteste del 1992 a Los Angeles, «non ci sono prove di alcuna infrazione da parte di Nichols». 

Nelle ultime ore anche la mamma di Nichols ha lanciato un appello, affinché le manifestazioni si svolgano in modo pacifico. La donna non ha avuto la possibilità di vedere il figlio prima della morte perché, secondo quanto riferito da lei stessa, la polizia le avrebbe detto di non potere raggiungere il figlio «in stato di arresto».  ««La cosa più significativa» ha commentato Rodney Wells, padre di Nichols, «è il fatto che ci sono forse dieci agenti e nessuno cerca di fermare il pestaggio di mio figlio, nemmeno dopo: fumano sigarette, come fosse tutto tranquillo. Lo appoggiano all'auto, lui si accascia e un agente grida: “Siediti, figlio di puttana”, ma è ammanettato. Lo devono tirare su, più di una volta. Ma nessuno gli presta soccorso».

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