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Chiara Baschetti: «Parto da me per arrivare agli altri»

Da bambina aveva la fantasia che ha il piccolo Salvatore nel film?
«Credo di averne più oggi. Ero una bambina molto sensibile, cresciuta con un'educazione severa che mi sono portata dietro per tanto tempo. Oggi mi concedo di più di viaggiare, mi sono aperta tantissimo anche grazie alla recitazione. Aprendosi un mondo di possibilità, ho molta più fantasia di quanto ne avessi prima».

Da bambina sognava di essere più una supereroina o una principessa che voleva essere salvata?
«Sognavo di essere un uccello, di volare sulle cose. Sarà per questo che ho sempre amato la solitudine. Principessa mi ci sento molto poco; mi sento più una giustiziera, una paladina. Mi accorgo di essere rigida e severa su certe cose e di non scendere molto a compromessi: mi spendo molto per gli altri». 

L'altruismo come superpotere?
«L'empatia e l'accoglienza». 

Cosa trovava nella solitudine?
«Mi sono sempre sentita diversa e mi sono sempre sforzata di appartenere a un gruppo, ma non ci riuscivo. Vuoi perché ero molto alta e vuoi perché mi dicevano che attiravo attenzioni. Mi sentivo bene quando stavo da sola, e oggi, da grande, ritrovo moltissimo quella dimensione di cui avevo bisogno da piccola. Questi spazi di solitudine sono diventati vitali per me».

Per qualcuno la solitudine, invece, fa paura. A lei cosa spaventa?
«Adattarmi al gregge, piegarmi a un conformismo al quale siamo legati tutti. Pensiamo di essere liberi quando, in realtà, dipendiamo sempre più dagli altri: c'è poca consapevolezza, e abbiamo perso la nostra essenza. Lotto continuamente per questa individualità».

Come combatte il conformismo?
«Ritagliandomi degli spazi che mi permettano di stare sempre dentro alle cose, parlando con me stessa, cercando sempre un dialogo interno ovunque io sia. Cerco di farlo da quando mi sveglio a quando vado a letto. Prima di addormentarmi faccio un respiro, mi chiedo come sto. Se non parto da me sarebbe impossibile arrivare all'altro».

Chiara Baschetti «Parto da me per arrivare agli altri»

Bruno Tamiozzo Photographer-www.brunotamiozzo.com

Ha mai pensato di scrivere?
«Scrivo diari da quando sono piccola. Ho sempre annotato pensieri, stati d'animo, riflessioni, sogni, a volte poesie, ma ho sempre avuto la sensazione di non essere all'altezza. Per il futuro non escludo nulla, anche se, ora come ora, non saprei da dove partire».

Secondo me lei deve raccontare una storia. Glielo dico sinceramente.
«Sento il bisogno di dare un senso alle cose. Quello me lo auguro. Vediamo come».

Come trova un senso alle cose?
«Partendo da me stessa: se siamo i primi a vivere di maschere non riusciremo mai ad affrontare il mondo che c'è là fuori. Il senso oggi ha molto a che vedere con l'ascolto dell'altro, con l'amore assoluto. Il passato è il passato, dobbiamo partire da oggi, da cosa possiamo fare di più rispetto a ieri. Questo pensiero mi aiuta a non perdere tempo, che è la cosa più preziosa che abbiamo». 

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